Storia
Uno dei maggiori capolavori del tardobarocco del Val di Noto è il Duomo di San Giorgio a Modica.
Ancora oggi la chiesa sorprende per la maestosità della svettante facciata-torre, per le linee concavo-convesse del suo prospetto e per la suggestiva posizione scenografica al culmine di una imponente scalinata di 254 gradini a forma di ostensorio, inframmezzata da terrazzi e giardini noti con il nome di "Orti del Piombo".
Costruito all’inizio del XII secolo su una chiesa preesistente, fu fondato e intitolato a San Giorgio, secondo la tradizione, dal Gran Conte Ruggero d’Altavilla. La sua profonda devozione al santo era dovuta al fatto che gli fosse comparso accanto nel corso della battaglia di Cerami nel 1091, aiutandolo a sconfiggere i saraceni.
La fisionomia attuale della chiesa è il risultato di più secoli di trasformazioni, integrazioni e completamenti con gli interventi più consistenti che si situano tra il XVII e il XIX secolo.
La ristrutturazione operata nel 1643 su progetto di Fra' Marcello da Palermo con un impianto monumentale ancora oggi grosso modo ricalcato dall'edificio attuale, fu resa vana dal sisma del 1693.
Successivamente al terremoto, i nuovi lavori di ricostruzione iniziati nel 1702 terminarono il 2 febbraio del 1738; il 9 febbraio, alla presenza del vescovo, se ne celebrò la riapertura. Vi fu una festa immensa con carri trionfali che rievocavano il martirio di San Giorgio, e per otto notti consecutive splendette la collina del Pizzo, accesa con 10.000 lumini intorno allo scudo del Santo Cavaliere.
Seguì una seconda fase della ricostruzione che durò dal 1746 al 1760 in cui Costantino e Pietro Cultraro edificarono la cappella del SS. Crocifisso e rifinirono la cappella del SS. Sacramento. A partire dal 1761, infine, cominciarono i lavori per la ricostruzione della facciata e per la redazione del progetto furono invitati diversi architetti, ma il progetto prescelto fu quello del talentuoso architetto netino Paolo Labisi, al quale si deve la sistemazione definitiva almeno del primo ordine.
La facciata vide il suo completamento nel 1834 con la realizzazione dell'ultimo ordine e della cuspide.
La Struttura
La Struttura
La chiesa ha una pianta a croce latina con transetto, a cinque navate, le laterali divise da pilastri, quella centrale da colonne sormontate da capitelli corinzi. Le navate comunicano tra loro attraverso archi a tutto sesto; la navata centrale ha una copertura a botte con vele che incorniciano le aperture, quelle laterali sono sovrastate da volte a crociera. Nel punto in cui la navata centrale si interseca con il transetto si erge la cupola iniziata nel 1791. La navata centrale si conclude nell'abside centrale rettangolare, affiancata da due cappelle laterali a pianta quadrata all'interno, semicircolare all'esterno, entrambe sormontate da cupola.
Nell’abside centrale troviamo un grandioso polittico a nove tavole, opera di Bernardino Niger del 1573 - un unicum della pittura cinquecentesca siciliana -, un coro in noce eseguito nel 1630 e, al centro del presbiterio, il maestoso altare in argento con bassorilievi. Nella cappella di destra, intitolata a San Giorgio, si conserva la statua equestre con il Santo Cavaliere, realizzata da un esule napoletano in ringraziamento per l'ospitalità ricevuta; la statua è di materiale composito: una botte per la pancia del cavallo, la radice dell'albero di carrubo per il drago, la cartapesta per la testa del cavallo ed il mantello del Santo, il gesso per il cavaliere.
La cappella di sinistra, del SS. Sacramento, ospita la statua marmorea della Madonna della Neve, del '500 di scuola gaginiana. Il transetto è attraversato da una meridiana astronomica, progettata e costruita nel 1895 dal matematico Armando Perini su commissione della confraternita delle 100 messe. Ha una forma ellittica e vi sono indicati i segni dello zodiaco; al mezzogiorno locale, che si differenzia dal mezzogiorno nazionale di circa un minuto, un raggio di sole entra dallo gnomone andando a segnare il giorno.
Nelle navate laterali vi sono nove altari che conservano pregevoli dipinti di varie epoche quali “l'Assunta”, di Filippo Paladini del 1610, il “Martirio di Sant' Ippolito” del Cicalesius del 1671, la cinquecentesca pala lignea con l'"Adorazione dei pastori" e le “Anime Purganti” di stile sozziano. In argento è anche l' Arca Santa, comunemente detta Santa Cassa, costruita a Venezia nel XIV secolo e donata alla chiesa dai Chiaramonte.