A Santa Croce Camerina, le "Cene ri San Giuseppi", tra sacralità, cultura e folklore, una tradizione che si rinnova di anno in anno da due secoli.
Un'antichissima tradizione che si rinnova da due secoli ormai. Non si ha certezza se la festa del patrono risalga a prima o a dopo il ritrovamento della statua del santo, in legno di cipresso, avvenuto nel 1819.
La leggenda narra che la statua venne ritrovata nel porticciolo della vicina Scoglitti e che misteriosamente solo i santacrocesi riuscirono a spostare e a caricare sui muli per poterla trasportare.
L'origine delle "Cene" è datata 1832, allorchè il Barone Guglielmo Vitale, passato a "miglior" vita, lasciò in eredità alla chiesa la rendita di tre "vignali" affinchè si disponessero i festeggiamenti per la festa del patrono.
Da allora le famiglie un po' più benestanti, per grazia ricevuta o per buon auspicio, in occasione della festa del santo, imbandivano grandi tavolate, cariche di ogni ben di Dio, che offrivano ai più poveri e disagiati del paese.
Anche ai giorni nostri la tradizione si rinnova ogni anno, ammantando di festa l'intero paese e facendo rivivere antiche ritualità cariche di simbolismo religioso, di cultura popolare e di tradizioni antichissime.
Dalla Chiesa Madre muove il corteo in onore del Patrono; la tradizione vuole che, alle tavole riccamente imbandite, venissero invitate tre persone povere, in rappresentanza della Sacra Famiglia.
Questo rappresenta l'inizio dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe, protettore dei poveri e degli affamati, non a caso si "stenna a tavulata" (imbandisce la tavola) per i più poveri e sfortunati. E come non citare, in ultimo, un'antichissima preghiera dedicata al patrono della chiesa universale...
San Giuseppe nun m'abbannunati
n'tà li miei nicissità.
Scura a sira, agghionna a matina
ratimi a pruvirienza divina!
n'tà li miei nicissità.
Scura a sira, agghionna a matina
ratimi a pruvirienza divina!