- Provincia: Catania
- Città: Militello in Val di Catania
- Coordinate: 37°17′N 14°47′E
- Altitudine: 413 m s.l.m.
- Superficie: 162,48 km²
- Abitanti: 7 282 (31-10-2017)
- Densità: 44,82 ab./km²
- Mappa Città:
La Storia
È un sito di grande interesse storico che vanta un notevole patrimonio monumentale e culturale costituito da chiese, monasteri, palazzi e musei.
Il territorio di Militello è stato abitato sin dall'antichità: le necropoli portate alla luce testimoniano la presenza umana dall’età del rame all’età del ferro, dal periodo classico ed ellenistico a quello bizantino e arabo.
Poco si sa sulla fondazione della città; alcune leggende la fanno risalire ai Romani, in realtà testimonianze archeologiche e documentali la collocano nel periodo normanno (fine sec. XI). Ai Normanni si devono le prime costruzioni, come la chiesa di Santa Maria, la torre-dongione ad essa adiacente e alcuni edifici costruiti a ridosso della cava.
Vi si succedettero svariate famiglie di feudatari, fra i quali i Barresi, che costruirono delle mura intorno all’abitato e al centro un castello (1337). Sotto la loro signoria il feudo assurse alla dignità di marchesato (metà del XVI sec.).
Estinta la dinastia dei Barresi, nel 1571 la città passò ai Branciforte, uno dei casati più importanti di Sicilia, che la tennero fino all'abolizione della feudalità (1812). Con i Branciforte la cittadina visse un periodo di splendore, con la costruzione di nuovi edifici, chiese, monasteri, palazzi per l'amministrazione, fontane pubbliche, una grande biblioteca, una stamperia e l’edificazione di una nuova ala del castello.
Il devastante terremoto del 1693 distrusse molti di questi edifici, ma la ricostruzione fu altrettanto splendida, con l’edificazione di chiese e palazzi nobiliari, veri e propri gioielli architettonici.
La cittadina aveva un’economia molto dinamica e fiorente: oltre all'agricoltura, la produzione della polvere da sparo e della seta, la concia delle pelli, la lavorazione del tabacco.
Con l'abolizione del feudalesimo (1812), Militello fu amministrata dalle più ricche e influenti famiglie locali. L’Unità d’Italia (1861) portò alla soppressione degli ordini religiosi, molto importanti e influenti nella realtà economica e sociale militellese, e all’impoverimento della città.
Nel 2002 Militello ha ottenuto il riconoscimento UNESCO, grazie al quale si spera in un rilancio turistico, economico e culturale della cittadina.
Cosa visitare Architetture religiose
Chiesa Santuario di Santa Maria della Stella
Dedicata alla Madonna della Stella, patrona principale della città, fu edificata a partire dal 1722, in sostituzione dell'antica basilica di Santa Maria della Stella (oggi Santa Maria la Vetere), distrutta dal terremoto del 1693. L’edificio è collocato in cima ad un'ampia scalinata ed è affiancato da una massiccia torre campanaria.
La bella facciata, a due ordini, presenta un portale affiancato da due colonne tortili sovrastate da un timpano spezzato, mentre i due portoni laterali sono sormontati da un timpano a forma di omega e da due finestre ovali; nel secondo ordine un finestrone centrale. La poderosa torre campanaria ha forma quadrangolare, ingentilita da paraste corinzie, con piccole finestre ovali su ogni lato nel primo ordine e finestroni terminanti ad arco nel secondo ordine.
L'interno è a pianta basilicale a tre navate, divise da leggiadri pilastri che sostengono la volta a botte, mirabilmente decorata a stucco e affrescata. All’interno della chiesa numerosi capolavori, come la preziosa statua in legno e canapa della Madonna della Stella (1618), una grandiosa pala d'altare raffigurante la Natività di Maria, una statua lignea del Cristo alla colonna (1630), numerose tele di pregio, i sarcofagi in pietra dei feudatari della città dei secoli XV e XVI, la straordinaria pala d'altare in terracotta invetriata raffigurante la Natività di Gesù (1487), opera di Andrea della Robbia, proveniente da Santa Maria la Vetere.
La Sacrestia custodisce il Tesoro del Santuario, ovvero preziose opere d'arte provenienti dalla chiesa parrocchiale e da altre chiese. Inaugurato nel 1995, espone sacre suppellettili in argento (XV-XVIII secolo), il corredo in argento e oro della statua della Madonna della Stella, ex voto in oro, paramenti in seta e oro (XVII-XVIII secolo), un grande polittico quattrocentesco raffigurante San Pietro in cattedra e storie della sua vita, immagini sacre e tele di pregio.
Chiesa Madre San Nicolò - SS. Salvatore
Fu costruita a partire dal 1721, in sostituzione dell'antica matrice (oggi non più esistente) distrutta dal terremoto del 1693. Fu aperta al culto nel 1740, ma i lavori si protrassero fino al 1765. Nel 1904 vi fu realizzata la cupola, alta 30 metri, prima opera in cemento armato della Sicilia orientale.
Il prospetto tardo-barocco della chiesa comprende il portale centrale, con colonne binate e timpano ad arco spezzato, e le due porte laterali, dette “del sole” e “della luna”, sormontate da finestre rotonde.
La chiesa è a croce latina, a tre navate divise da capitelli ionici, decorate da raffinati stucchi settecenteschi. Altri affreschi vennero realizzati nel 1950. Molte parti della chiesa e molti arredi e capolavori provengono dalla vecchia matrice, oggi detta San Nicolò il Vecchio e non più esistente.
All’interno una grande pala d'altare del 1761, opera di Vito D'Anna; alcuni altari e la seicentesca cappella della Pietà, provenienti da San Nicolò il Vecchio, così come le seicentesche statue di San Nicola in cattedra e Santa Lucia; un settecentesco gruppo scultoreo raffigurante la Sacra Famiglia; la pregevole effigie lignea del Santissimo Salvatore, Patrono della Città.
Dal 1981, nelle antiche cripte sepolcrali della chiesa, è ospitato il Museo di arte sacra San Nicolò, che espone un mirabile campionario di argenti, dipinti, sculture e paramenti sacri.
Chiesa ed ex Abbazia di San Benedetto
Fu costruito tra il 1616 e il 1646, su iniziativa del principe Francesco Branciforte e della moglie e poi completato dalla figlia.
Dopo quelli di Catania e Monreale, è il terzo monastero benedettino di Sicilia per dimensioni.
Il terremoto del 1693 danneggiò il terzo ordine della facciata della chiesa, al posto del quale venne edificata la cella campanaria. Anche il portico colonnato del chiostro dei monaci fu gravemente danneggiato, cosicché fu demolito e non più ricostruito.
La chiesa, ad unica navata, conserva pregevoli capolavori, come l'Ultima Comunione di San Benedetto di Sebastiano Conca (1680-1764), un settecentesco busto reliquiario in argento raffigurante San Benedetto, una bellissima statua seicentesca della Vergine del Rosario, donata all'abbazia da Giovanna d'Austria, lo straordinario coro dei monaci in legno intagliato (1727), la cappella del Santo Bambino, decorata con mirabili affreschi, che custodisce la tomba del principe Branciforte, di suo fratello e di due figlie.
I locali dell'ex abbazia, in seguito alle leggi eversive del 1866 e all’espulsione dei monaci, ospitano oggi il municipio della cittadina.
Chiesa di Santa Maria la Vetere
Fu fondata in età normanna (fine XI secolo), sul sito di un cimitero cristiano di età più antica, sotto il nome di Santa Maria della Stella.
Nel corso dei secoli fu più volte distrutta e ricostruita, fino al 1693, quando il violento sisma la distrusse parzialmente e fu riedificata in un altro sito. La struttura superstite subì il tamponamento delle arcate superstiti e fu riadattata al culto con il nome di Santa Maria la Vetere, mentre nella nuova chiesa di Santa Maria della Stella furono trasferiti gran parte degli elementi architettonici della vecchia chiesa.
L’edificio è costituito da un’unica navata, superstite della vecchia struttura, e conserva al suo interno tracce di affreschi, capitelli e fregi medievali, una camera con volta a crociera costolonata, un magnifico portale policromo in stile tardogotico con un ricco ciclo di sculture attribuite ad Antonello Gagini, pilastri e finestroni incorniciati da cariatidi a seno nudo, alcune seicentesche cappelle gentilizie in pietra policroma arricchite da colonne tortili, una cinquecentesca statua in pietra di scuola gaginiana raffigurante Santa Maria della Provvidenza. All'interno e all’esterno della chiesa sono presenti sepolture e ipogei di varie epoche, un oratorio rupestre con croci e simboli templari e una vasca battesimale circolare.
Chiesa del Santissimo Crocifisso al Calvario
Il 13 marzo 1610, sulla vetta del Monte Caruso, fu innalzata una croce di legno portatavi dai fedeli in pellegrinaggio. Nel 1617 vi venne costruita una cappella votiva, successivamente ampliata a forma di croce con l'aggiunta di tre absidi.
Il terremoto del 1693 provocò il crollo della volta maggiore e di una parte delle mura periferiche, e provocò la morte di un centinaio di fedeli che vi si erano recati in processione di penitenza coi Padri Cappuccini.
La chiesa fu riedificata a metà del '700, arricchita di stucchi, nuovi altari, arredi sacri e di un pregevole Crocifisso, scampato al terremoto e oggetto di una particolare venerazione in Quaresima. Nel 1740 furono realizzate le quattro grandi tele, collocate lungo le pareti della navata, raffiguranti la Passione di Cristo. Nel 1762 venne realizzato l'originale portico che chiude la facciata, sotto il quale il venerdì santo si svolge il rito della crocifissione e deposizione di Gesù.
Vi si venera una statua snodabile del Cristo Crocifisso, posta in un ricco altare, con numerose reliquie.
Chiesa della Madonna della Catena
La chiesa fu edificata nel 1541, in prossimità del palazzo estivo dei Barresi, nel cui prospetto era presente un'antica edicola raffigurante la Madonna della Catena. Nel 1616 divenne sede della confraternita del SS. Crocifisso al Calvario, che nel 1652 si occupò della sua riedificazione.
La chiesa presenta un prospetto ricco di intagli a graticcio, con la particolare presenza di due porte d’accesso: una era d'uso comune e l'altra sembra fosse riservata al passaggio dei funerali dei confrati.
Lungo le pareti laterali scorreva un sedile continuo per le assemblee dei confrati; mentre per le funzioni sacre si usavano le sedie. Gli stucchi interni, opera del 1690, raffigurano i Misteri gaudiosi del Santo Rosario e dodici Sante siciliane o che hanno grande venerazione in Sicilia, incorniciate da putti, festoni, conchiglie e cornucopie. A completare l'insieme un soffitto ligneo intarsiato a cassettoni e una bella cantoria lignea intagliata e dorata.
Nell'altare maggiore è collocata la statua della Madonna della Catena, mentre in passato vi era collocata una settecentesca grande tela raffigurante la Madonna della Catena, oggi esposta al Museo San Nicolò.
Chiesa confraternale degli Angeli Custodi (o di San Michele Arcangelo)
Fu edificata nel 1639, per iniziativa di alcuni sacerdoti della città, nel sito dove già dal XIII secolo sorgeva una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. A quest'ultima era annesso il vecchio ospedale, forse costruito dai Cavalieri Templari. Trasferito l'ospedale in altro luogo, nel 1657 divenne sede della Congregazione di Maria Santissima degli Agonizzanti, che aveva lo scopo di offrire conforto ai moribondi e degna sepoltura agli indigenti.
L’edificio fu restaurato dopo il terremoto del 1693 e conserva splendidi stucchi in stile rococò, un pregevole pavimento in ceramica calatina del 1768, due tele raffiguranti gli Arcangeli Michele e Raffaele e un organo dei primi del '700, trasferiti nella chiesa di Santa Maria della Stella per ragioni di sicurezza.
Chiesa confraternale di San Sebastiano
Secondo fonti documentali, la chiesa fu edificata il 19 Aprile del 1504 e fu sede dell’omonima confraternita, legata ai Cavalieri di Malta. Distrutta dal terremoto del 1693, fu ricostruita nel 1702, inglobando nella facciata il portale della precedente chiesa.
La facciata della chiesa è abbellita dal portale delimitato da due paraste di ordine dorico, sormontato da una trabeazione aggettante e da una finestra ottagonale coronata da un timpano spezzato; la copertura è a capanna, sorretta da capriate.
All’interno sono presenti tre altari e nell'altare maggiore, dentro una magnifica cappella di pietra ad intaglio, è posta la statua di San Sebastiano con fercolo ligneo. Gli altri arredi, paramenti e suppellettili, compreso l'argenteo reliquiario di San Sebastiano, sono esposti nella chiesa di Santa Maria della Stella.
Chiesa confraternale delle Anime Sante del Purgatorio
La chiesa è formalmente dedicata ai Santi Vito e Gregorio Magno, ma è meglio conosciuta come il Purgatorio. Costruita nel 1613 ed ingrandita nel 1662, fu quasi totalmente distrutta dal terremoto del 1693 e riedificata nel 1699.
Il prospetto presenta due porte d’ingresso (uno di uso ordinario e l’altro per il passaggio dei funerali dei confrati), con cornici in pietra bugnate e sormontate da timpani spezzati; sovrasta i due portoni un finestrone centrale delimitato da due paraste che poggiano su due mascheroni e si concludono in un timpano spezzato; la copertura è a capanna. Nel prospetto, sotto il finestrone, l’iscrizione in latino “Miseremini mei, miseremini mei, saltem vos amici mei” (“Abbiate pietà di me, abbiate pietà di me, almeno voi amici miei”), versetto biblico tratto dal Libro di Giobbe.
L’interno è ad unica navata, decorato da fastosi stucchi policromi con figure allegoriche; presenta tre altari, i due laterali dedicati a San Vito e a San Gregorio Magno, e quello maggiore, sontuoso, che custodiva una pregevole pala raffigurante la Messa di San Gregorio (1619), recentemente rubata. Una botola collocata nel pavimento conduce ad un vasto ambiente sotterraneo che accoglieva le spoglie mortali dei confrati.
Chiesa ed ex monastero benedettino femminile di San Giovanni Battista (o la Badìa)
Di fondazione medievale, il complesso monastico fu danneggiato dal terremoto del 1693 e restaurato successivamente; conserva ancora un bel portale di stile rinascimentale, superstite della vecchia struttura. In seguito alle Leggi eversive del 1866, il monastero fu venduto a privati e la chiesa fu riscattata e ceduta alla Parrocchia di Santa Maria della Stella.
Ad unica navata, è impreziosita da un bel pavimento settecentesco in maiolica calatina; oltre al coro delle monache in cantoria, presenta in tutto tre altari: nell'altare maggiore è conservata una settecentesca statua di San Giovanni Battista, negli altri due altari erano esposte due seicentesche tele raffiguranti la Natività di San Giovanni e la Decollazione di San Giovanni, oggi custodite nel Tesoro di Santa Maria della Stella, insieme a una pisside del '400 e un paliotto in fili d'oro.
Chiesa ed ex convento di San Domenico dei Frati Predicatori
Nel 1536, per volere dei Barresi, i frati domenicani giunsero nella cittadina e si insediarono fuori città, presso la chiesa dell'Annunziata. Ivi rimasero fino agli inizi del '600, quando il principe Branciforte fece edificare per loro la nuova chiesa e il nuovo convento, che furono inaugurati nel 1613. Entrambi danneggiati dal terremoto del 1693, furono presto ricostruiti.
La chiesa è una delle più grandi della città, caratterizzata da un'ampia facciata classicheggiante e da un interno ad aula, decorato da stucchi.
La chiesa rimase in funzione fino alla metà del '900 quando, ormai pericolante, fu abbandonata; tutti gli arredi e le opere superstiti sono conservate nella chiesa di Santa Maria della Stella e a San Benedetto. I locali del convento ospitarono invece un asilo infantile, scuole e abitazioni private.
In seguito al recupero e restauro degli inizi del Duemila, la chiesa è stata adibita a Auditorium Comunale e l'ex convento ospita invece una sala conferenze, la Biblioteca Comunale, il Museo Civico, l'Archivio Storico e la Pinacoteca Civica.
Chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli dei Frati Cappuccini
Il convento sorse nel 1575, per volere di Caterina Barresi, in memoria del fratello Vincenzo, primo marchese di Militello. La chiesa fu edificata accanto al convento nel 1852, sul sito di una preesistente chiesetta. Il complesso subì pochi danni in seguito al terremoto del 1693.
La chiesa è ad unica navata, con diverse cappelle a intaglio e uno splendido altare maggiore in legno, dove è collocata la seicentesca pala con Santa Maria degli Angeli e sei santi, dipinta da Filippo Paladini. Dietro la pala è custodito un ricco reliquiario a intaglio del 1777 che contiene oltre cinquecento reliquie di santi. La chiesa custodisce inoltre il corpo di San Feliciano Martire, esposto in un altare.
Il convento fu abitato dai frati fino ai primi anni '80; oggi la chiesa è affidata ai religiosi del convento cappuccino di Augusta (SR), che vi celebrano la Messa una volta al mese. Il convento è affidato in comodato d'uso ad un ente assistenziale privato.
Notevole è la biblioteca del convento, che custodiva anche otto seicenteschi paliotti in cuoio dipinto e dorato, oggi esposti presso il Museo dei Cappuccini di Caltagirone.
Chiesa rupestre dello Spirito Santo
È una cappella rupestre scavata sul fianco del costone di S. Maria la Vetere, verosimilmente realizzata in età normanna (XII sec.) come oratorio dell'attiguo complesso rupestre.
Le pareti interne sono caratterizzate da nicchie scavate nella roccia, delle quali alcune presentano incisioni con croci e simboli riconducibili ai Templari. Nella parete Sud è posto un altare scavato nella roccia e alcune tombe a fossa.
Numerosissime le chiese che nel corso dei secoli hanno cessato la loro funzione, molte distrutte ed altre di cui si hanno solo testimonianze storiche o documentali.
Cosa visitare Architetture civili
Torre Normanna
Edificata fra i secoli XI e XII, si tratta di una costruzione quadrangolare di circa 10 metri per 9 metri di lato, con un'altezza ipotizzata di circa 20 metri, della quale rimangono solo ruderi.
Il piano terreno è addossato al costone roccioso, e al suo interno si trova un antico ipogeo, probabilmente una tomba di età greca; il primo piano è sostenuto da una volta a botte, mentre del secondo piano rimane una parte di muro e alcuni gradini di una scala a chiocciola. Abbandonata in seguito alla costruzione del castello Barresi-Branciforte (XIV-XVII sec.), la torre fu adibita ad ossario della parrocchia di Santa Maria della Stella.
Castello Barresi-Branciforte
Fu edificato dopo il 1337 dai Barresi, signori della città, addossato alle mura, con la stessa tipologia dei castelli Maniace di Siracusa e Ursino di Catania.
Era un edificio quadrangolare con il lato di circa 33 metri, con torri cilindriche merlate ai quattro vertici e una corte interna. Nel corso dei secoli la struttura subì diversi interventi, soprattutto dopo il terremoto del 1542.
Fra il 1602 e il 1622 il principe Francesco Branciforte e la consorte, persone erudite e amanti dell’arte, vi istituirono una biblioteca di 10.000 volumi, una tipografia, una ricca armeria con una prestigiosa collezione di armature, una distilleria e le scuderie; nel 1607 vi portarono anche l'acqua potabile e per celebrare questo evento fecero realizzare dal Gagini la Fontana della Ninfa Zizza, al centro della corte.
Fu gravemente danneggiato dal catastrofico terremoto del 1693 e parzialmente riparato negli anni successivi. Venne utilizzato sempre più sporadicamente, fino al suo totale abbandono; agli inizi del Novecento l’edificio fu diviso e venduto a privati, che ne alterarono e stravolsero l’originario aspetto.
Dell'antica e imponente costruzione oggi rimangono solo la porta d'ingresso, detta Porta della Terra, la fontana della Ninfa Zizza, due torri cilindriche con le sale adiacenti, il trappeto per la molitura delle olive, una parte della "galleria" dove era collocata la biblioteca e qualche pezzo di muro.
Palazzo Baldanza (ex Caruso della Sanzà e di Rossitto)
Fu edificato nel XVIII secolo e occupa un intero isolato. Presenta sei splendidi balconi con mensole a mascheroni e lesene decorate da festoni. All’interno vi è un lussureggiante giardino.
Palazzo Baldanza-Denaro (ex Campisi)
Costruito a inizio XVII secolo, presenta pregevoli balconi con mensole decorate da ricchi intagli barocchi. Oggi è sede dell'Associazione Turistica "Pro Loco.
Palazzo Iatrini
È una splendida costruzione del 1717, con uno splendido balcone le cui mensole sono decorate con maschere. All'interno, oltre ai numerosi ambienti, una corte con cisterna e un giardino. Il palazzo fu donato nel 1995 alla parrocchia S. Maria della Stella dall’ultima discendente della famiglia Iatrini.
Palazzo Majorana della Nicchiara (o "dei Leoni")
Costruzione cinquecentesca, si trova di fronte la chiesa di Santa Maria della Stella. Fu edificato dai Barresi come sede dell'amministrazione della città e rimaneggiato successivamente. Particolari i cantonali bugnati, arricchiti da leoni in pietra di età medievale, provenienti da edifici più antichi.
Nel centro storico sono presenti numerosi altri palazzi sei-settecenteschi, in pregevole stile barocco, come Palazzo Liggieri (ex Reforgiato), Palazzo Niceforo, Palazzo Oliva, Palazzo Reburdone, Palazzo Tineo, Palazzo Sciannaca, nel quale nacque Pippo Baudo nel 1936.