La Storia
Situata nella Piana di Catania, Lentini è rinomata per la produzione dell’Arancia Rossa di Sicilia (IGP), insieme con le città di Carlentini e Francofonte. Il suo territorio, infatti, è caratterizzato da immense distese di agrumeti e, a nord-ovest, dalla conca del Biviere (lago) di Lentini.
Precedentemente territorio abitato dai Siculi, intorno al 750 a.C. vi si insediarono i greci, con i quali ebbe molto presto un grande sviluppo sia dal punto di vista agricolo che da quello commerciale.
È l’antica Leontinoi, una delle prime colonie greche in Sicilia, di cui conserva notevoli resti archeologici. Per la sua appetibilità, divenne presto oggetto delle mire espansionistiche delle città vicine, prima fra tutte Siracusa.
Intorno al 200 a.C. venne conquistata dai Romani, che la occuparono distruggendo le mura. Poco si sa di quel periodo, se non che la città subì una grande decadenza. Durante il periodo bizantino fu sede vescovile di grande prestigio.
Nell’847 d.C. gli Arabi assediarono Lentini e la conquistarono, massacrando un buon numero di abitanti.
Durante il dominio normanno Lentini visse come un tranquillo borgo agricolo e godette di un certo benessere, al quale seguì un ulteriore declino e una drastica diminuzione della sua popolazione.
I terremoti del 1140 e del 1169 determinarono il crollo di molti palazzi e un ulteriore degrado della città. In questo periodo venne realizzato, con uno sbarramento artificiale ad opera probabilmente dei Templari, il lago Biviere.
Le sorti della città si risollevarono, almeno in un primo momento, con l’avvento al trono di Federico II di Svevia. Proprio in quest’epoca venne eretto, come simbolo della magnificenza imperiale, il Castello, denominato oggi Castellaccio.
Alla corte di Federico si sviluppò la scuola poetica siciliana, che ebbe come suo maggiore esponente un notaio di corte, Jacopo da Lentini, ritenuto universalmente l’inventore del sonetto.
Alla morte di Manfredi di Svevia, nel 1266, presero il potere gli Angioini, poi cacciati durante i nei Vespri Siciliani, nel 1282. Fu poi la volta degli Aragonesi, che vi costituirono un feudo.
Il terremoto del 1542 contribuì alla decadenza della città, con la distruzione totale del castello nuovo, parziale del vecchio e di gran parte delle case attorno. Gli anni successivi furono estremamente difficili: le carestie, le gravose tasse e le annate agrarie poco redditizie ridussero in povertà la città, provocando una diminuzione drastica della popolazione.
Il terremoto del 1693 distrusse totalmente Lentini, provocando un elevato numero di morti. La città venne ricostruita sul vecchio sito, ma l’operazione durò molti anni e numerosi cittadini si trasferirono nella vicina Carlentini, che non aveva subito molti danni in seguito al terremoto.
Durante il Risorgimento fu protagonista di rivolte e moti carbonari. Gli ultimi anni del dominio borbonico furono caratterizzati da ritardi nello sviluppo economico e da una grave epidemia di colera, che sfociarono nell’ennesima rivolta popolare.
La città votò compatta per l’annessione al Piemonte e il passaggio allo Stato unitario rappresentò un evento positivo per Lentini, con notevoli cambiamenti nelle condizioni di vita degli abitanti. Tra le realizzazioni dello Stato unitario, la copertura di fiumi che erano vere fognature a cielo aperto, la costruzione di nuove strade, l’organizzazione dell’ospedale civile, l’apertura delle scuole elementari, tecniche e dell’asilo infantile e la costruzione dell’acquedotto. A ciò fece seguito un incremento della popolazione e l’avvio di nuove attività: alla tradizionale economia basata sulla coltivazione dei cereali (grano, orzo, riso), dei mandorli e degli ulivi, si affiancò quella degli agrumi, esportati in Europa e nel mondo.
Durante le due guerre mondiali avvenne un rallentamento dell’economia agricola. Nel 1930 iniziarono i lavori di bonifica del Biviere per il prosciugamento del lago, ma ciò non portò al debellamento della malaria.
Gli ultimi anni della vita della cittadina sono caratterizzati da un grave declino sul piano demografico, pur restando Lentini un’interessantissima città.
Cosa visitare Architetture religiose
Chiesa Madre
Ex cattedrale Santa Maria la Cava e Sant’Alfio, Filadelfo e Cirino (XVIII sec.), in stile barocco, edificata nel 1693, ha un impianto basilicale a tre navate, con facciata settecentesca a tre ordini.
All’interno sono custoditi un’icona bizantina della Madonna Odigitria del XII secolo, l’ottocentesco fercolo in argento di Sant’Alfio, tre arcosoli paleocristiani, sepolcri dei martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, e alcune tele del XVII e XVIII secolo.
Santissima Trinità e San Marziano
Fu costruita sulle rovine del cinquecentesco palazzo La Palumba. Conserva al suo interno il settecentesco pavimento in ceramica di Caltagirone, i pregevoli affreschi della volta, un polittico della scuola di Antonello da Messina ed il tabernacolo dell’altare maggiore in lapislazzuli.
Chiesa dei Tre Santi
Sorge sul luogo del martirio dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino e fu ricostruita nel 1805 sopra un pozzo in cui, secondo la leggenda, fu gettata la lingua sant’Alfio.
Chiesa di San Francesco all’Immacolata
Fu costruita nel XVIII secolo e conserva al suo interno un leone crinito di epoca romanica, un Cristo alla colonna, la lapide sepolcrale della regina Maria del 1402 e un artistico simulacro della Beata Vergine Maria Immacolata, che viene portato in processione l’8 dicembre di ogni anno.
Chiesa di San Francesco di Paola
Introdotta da una scenografica scalinata, fu edificata nel XVIII secolo, con un impianto a croce greca.
Conserva un antico e raro organo a mantice ed opere raccolte da chiese distrutte dal terremoto del 1693. A sinistra dell’altare maggiore vi è una roccia con delle impronte, secondo la leggenda lasciate dai santi Alfio, Filadelfo e Cirino, quando Lentini fu liberata dalla peste per loro intercessione.
Convento dei Frati Minori Cappuccini
Posto sulla sommità del colle San Francesco, risale circa al 1550. Distrutto dal terremoto del 1693, fu ricostruito più a valle.
Nel corso degli anni, il Convento fu destinato a vari usi e il terreno circostante servì per ospitare il nuovo cimitero. È uno dei più grandi e antichi conventi della Sicilia Orientale.
Numerose le chiese rupestri:
Carcere dei tre Santi
Esempio di chiesa rupestre di forma quadrata, secondo la tradizione fu il carcere in cui vennero rinchiusi i Santi Patroni Alfio Filadelfo e Cirino e altri martiri. All’interno si conservano i simulacri dei tre santi in catene e di Santa Tecla.
Chiesa rupestre del Crocifisso
Rappresenta la convivenza di due culti: quello greco e quello latino. Si tratta di un complesso formato in origine da due vani quadrati simmetrici (VII sec. a.C.) che col tempo ha subito ampliamenti e modifiche. Allo stato attuale, si entra da un portale datato 1746 e al suo interno si possono ammirare pareti ricoperte con cicli di affreschi.
Oratorio di Santa Lucia al Tirone
Sita all’interno del parco del Castellaccio, è una grotta usata dalle suore tra il XII ed il XIV secolo come luogo di culto. Sul sito è ancora possibile ammirare una sepoltura scavata nel pavimento ed un preziosissimo ciclo di affreschi del XIV secolo.
Chiesa rupestre di San Giuseppe il Giusto
Sita sul colle di San Mauro, è oggi in parte crollata e versa in uno stato di abbandono. All’interno possiamo ammirare l'altare in pietra, parte della pavimentazione e i resti degli affreschi che adornavano la chiesetta, raffiguranti la Madonna con bambino e san Giuseppe, attorniati da santi e angeli musicanti.
Cosa visitare Architetture civili
Museo archeologico regionale di Lentini
La sede del Museo venne inaugurata nel 1962, venne chiuso per un certo tempo in seguito al terremoto del 1990, per essere ristrutturato e riaperto nel 2016. All’interno sono esposti reperti provenienti dagli scavi effettuati nei dintorni della cittadina, dall’età del ferro, all’epoca romana, bizantina, araba e medievale.
Il Castellaccio
Poco distante dal centro abitato possiamo ammirare i ruderi del Castellaccio (castrum vetus). Con le sue mura possenti, la cui altezza veniva accentuata dai profondi fossati e dalle valli naturali, il castello doveva apparire come una vera e propria fortezza inespugnabile.
Il sito, nel corso dei secoli, è stato sottoposto a continue ristrutturazioni e ampliamenti per riparare ai danni dovuti alle battaglie militari e soprattutto ai cataclismi verificatisi. In origine era una fortificazione di epoca greca, venne poi restaurato da Federico II di Svevia nel XIII secolo.
Il castello è stato nel tempo roccaforte e prigione di personaggi famosi fino al 1693, data in cui il gravissimo terremoto lo devastò e venne quindi abbandonato.