- Provincia: Ragusa
- Città: Ragusa
- Coordinate: 36°55′30″N 14°43′50″E
- Altitudine: 502 m s.l.m.
- Superficie: 444,67 km²
- Abitanti: 73 543 (31/10/2018)
- Densità: 165,39 ab./km²
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Architetture civili - Nei dintorni...
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La Storia
Ragusa è conosciuta come “la città dei tre ponti”, che si affacciano sulla Cava Santa Domenica. Il più antico è il Ponte dei Cappuccini (1843), oggi pedonale; il Ponte Nuovo (1937), edificato nel periodo fascista; e il più moderno, Ponte Papa Giovanni XXIII (1964).
Le origini di Ragusa risalgono al neolitico (XX secolo a.C.). La sua storia coincide con quella dell’antica città di Hybla, cittadina di fondazione sicula, più volte assediata dai greci, ma inutilmente. Sotto i Romani divenne una città decumana insieme a Modica. Intorno al 700 d.C. i bizantini vi costruirono un ampio muro di cinta.
Nell’848 gli arabi riuscirono ad espugnare Hybla, per essere poi cacciati nell’866 e riconquistarla nell’878. In poco meno di 200 anni di dominazione, gli arabi diedero particolare impulso all’agricoltura, impiantando coltivazioni di cotone, costituendo dei terrazzamenti e rendendo molti terreni irrigui.
Intorno al 1090 subentrarono i normanni e per oltre cinquecento anni fu amministrata autonomamente da vari conti. Nel 1296, grazie a Manfredi I Chiaramonte, la contea di Ragusa si fuse con la contea di Modica.
Il terremoto del 1693 distrusse l’antica città e causò circa cinquemila morti su una popolazione di tredicimila abitanti.
Nel 1848, con Modica e Scicli, si ribellò al governo borbonico, rivendicando la propria autonomia, ma nel 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia. Grazie alla florida agricoltura e alle notevoli ricchezze che circolavano nel territorio, nel 1889 nacque quella che sarebbe poi diventata l’attuale Banca Agricola Popolare di Ragusa.
Intorno al 1920 a Ragusa si impose il fascismo; infatti fu la prima città siciliana ad avere dato vita a questo movimento politico e, nel 1927, grazie a Filippo Pennavaria, noto esponente fascista, Ragusa divenne capoluogo dell’omonima provincia.
A causa della presenza del vicino aeroporto militare di Comiso, durante la seconda guerra mondiale Ragusa fu più volte bombardata e, nel 1943, il suo territorio fu teatro dello sbarco alleato.
Oggi Ragusa è una città dinamica e benestante: oltre alla presenza della BAPR, che è la quarta banca popolare italiana, vi si stanno sviluppando alcune industrie.
Il terremoto del 1693 causò la distruzione quasi totale dell’abitato, a cui fece seguito una ricostruzione che divise la città nettamente in due aree: Ragusa Superiore, edificata sull’altopiano con un impianto moderno, e Ragusa Ibla, ricostruita sulle rovine della vecchia città secondo l’antico impianto medioevale.
Cosa visitare Architetture religiose
Il terremoto del 1693 causò la distruzione quasi totale dell’abitato, a cui fece seguito una ricostruzione che divise la città nettamente in due aree: Ragusa Superiore, edificata sull’altopiano con un impianto moderno, e Ragusa Ibla, ricostruita sulle rovine della vecchia città secondo l’antico impianto medioevale.
Numerosissime le chiese, per la gran parte costruite dopo il gravissimo sisma
Cattedrale di San Giovanni Battista
È intitolata a San Giovanni Battista, patrono della città e della Diocesi di Ragusa, ed è fra le più grandi chiese della Sicilia, con la sua larga e movimentata facciata barocca affiancata da una massiccia torre campanaria.
La prima chiesa dedicata al santo si trovava a Ragusa Ibla e risaliva al 1300. I Sangiovannari, in perenne disputa con i Sangiorgiari, volevano una chiesa talmente sfarzosa e magnifica da surclassare i rivali. Pertanto scelsero come luogo della nuova costruzione la collina del Patro, dove nel 1694 iniziarono i lavori.
L’interno è a croce latina, con tre ampie navate sorrette da quattordici colonne in pietra pece ragusana, stesso materiale usato per il pavimento, impreziosito da intarsi geometrici in pietra calcarea bianca.
Al suo interno è custodita una Tela della Passione o taledda: è una stoffa di lino grezzo larga 9 metri e lunga 13, sulla quale è stata eseguita, con una comune tempera, la Crocifissione, servendosi di un unico colore, il grigio, che con le sue varie tonalità accentua il pathos del dramma che si sta consumando. Viene posta ancora oggi, durante il periodo della Quaresima, sopra l’altare maggiore, per essere poi lasciata cadere per scoprire l'immagine del Cristo Risorto, il cosiddetto rito della “calata a tila”.
Vi è conservata anche una statua in pietra raffigurante San Giovanni Battista, realizzata nel 1513, che era il primitivo simulacro del patrono. L’odierno simulacro del Santo, realisticamente scolpito su un tronco di cipresso, sostituì nel 1861 quello in pietra.
La Festa in onore di San Giovanni Battista si svolge il 29 agosto, data del suo martirio. In realtà i solenni festeggiamenti iniziano il 19 agosto, per culminare con la chilometrica processione di ceri e di fedeli commossi e oranti a piedi scalzi. La statua del santo viene portata in solenne processione al grido di “Patronu Viva”, accompagnata dal clero e dalla banda musicale; conclude i festeggiamenti un incantevole spettacolo pirotecnico.
Duomo di San Giorgio
L’antica chiesa sorgeva all’estremità est dell’abitato, dove è ancora visibile l’antico portale.
Il nuovo edificio fu costruito al posto della chiesa di San Nicola e del progetto venne incaricato il grande architetto netino Rosario Gagliardi (1698-1762).
È collocato al termine di un’alta scalinata, in posizione obliqua rispetto alla piazza sottostante. L’edificio è caratterizzato dalla monumentale facciata, con una cupola neoclassica. Il Duomo viene considerato una delle massime espressioni dell’architettura sacra barocca.
Al suo interno sono custodite alcune statue del Gagini e un pregevole organo composto da 3368 canne. Le finestre sono decorate da vetri colorati, raffiguranti episodi del Martirio di San Giorgio e figure di santi.
Nelle cappelle delle navate laterali si trovano settecentesche tele dei migliori artisti siciliani; sopra le porte laterali sono conservati i due simulacri che vengono portati in processione durante la solenne festa di San Giorgio: la statua equestre del Santo, in legno di ciliegio, opera del 1874 dello scultore palermitano Bagnasco, e la grande cassa-reliquiario in argento, opera palermitana del 1818.
La solenne festa del Santo cavaliere non si tiene il 23 aprile, bensì l’ultima domenica di maggio. La statua del santo patrono viene portata in processione per le caratteristiche vie di Ibla, con il clero in testa, la "santa cassa" con le reliquie dei santi, la banda musicale e i fedeli; i portatori sorreggono il simulacro danzando quasi a passo di musica, lo alzano e lo fanno girare, facendolo "abballare" (ballare).
Portale di San Giorgio
Il Portale di San Giorgio, in stile gotico-catalano, era parte della primigenia chiesa di San Giorgio della prima metà del XIII secolo, ora scomparsa. Dell’esistenza di questa chiesa si hanno testimonianze fin dal XII secolo. Fu più volte ampliata e abbellita dai Cabrera, conti di Modica, alcuni dei quali vi vollero essere tumulati.
Il terremoto del 1693 danneggiò gravemente l’edificio, del quale fu decretata la demolizione, previa asportazione delle strutture superstiti e delle opere, trasferite in altre chiese.
Racchiuso fra i prospetti di due abitazioni, il portale è decorato con un fascio di colonnine, foglie e animali, una lunetta con un bassorilievo raffigurate San Giorgio a cavallo che uccide il drago, due losanghe con lo stemma dei Cabrera e una croce stilizzata con decorazioni floreali.
Chiesa di Santa Maria dell’Itria
Era la primitiva chiesa di San Giuliano l'Ospitaliere, e fu ricostruita dall'Ordine dei Cavalieri di Malta fra il 1629 e il 1639. Nelle vicinanze sorgeva un ospedale ricovero per i poveri viandanti, detto Il vecchio.
Il terremoto del 1693 non le causò seri danni, e nel 1739 subì un ampliamento, dandole l’aspetto attuale.
La facciata è a due ordini, divisi da un grande cornicione. L'interno è a tre navate, divise da dieci colonne in pietra bianca con capitelli corinzi, ornati da foglie di mandorlo. Tutte le opere qui custodite richiamano all'Ordine dei Cavalieri di Malta. Le varie cappelle sono riccamente e variamente decorate con colonne, stucchi, pitture, tele e dipinti.
Riconoscibile a distanza il bel campanile, la cui sommità è decorata da maioliche colorate.
Chiesa di Santa Maria delle Scale
È posta al limite tra Ragusa Superiore e Ragusa Ibla, ed è raggiungibile anche percorrendo una scalinata che unisce le due parti della città.
L’edificio è un particolare e pregevole miscuglio di stili, perché parti della chiesa risalirebbero al XV secolo (i resti di un portale e un pulpito in pietra in stile gotico), mentre altre furono aggiunte o ricostruite in stile barocco dopo il terremoto del 1693; durante quest’ultima ricostruzione l'orientamento della chiesa fu ruotato di 90º.
La chiesa è a tre navate e presenta un aspetto insolito perché priva di abside.
Al suo interno pregevoli opere, tra le quali spicca un cinquecentesco altorilievo in terracotta rappresentante la Dormitio Virginis, un pulpito del XV secolo e un fonte battesimale in pietra pece del XVI secolo.
Chiesa di San Filippo Neri
Venne costruita nel 1636 su commissione della confraternita devota al santo. Non subì danni dal terremoto del 1693 e fu ampliata per ben due volte, l’ultima nel 1761.
È una chiesetta dalle linee semplici, a un’unica navata, il cui prospetto presenta un portone d’ingresso incorniciato da due colonne, e si affaccia su un piccolo sagrato. Al suo interno sono esposte alcune tele.
Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Fu edificata intorno alla metà del XVII secolo sul luogo del rinvenimento di una misteriosa immagine bizantina della Madonna col Bambino.
Ha ha una particolarissima pianta ottagonale allungata.
La chiesa rimase probabilmente incompleta e mancante di un'adatta copertura. Fu chiusa al culto nel 1951.
Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio
La chiesa, allora di dimensioni ridotte rispetto a quella attuale, fu voluta dalla famiglia Mazza e aperta al culto nel 1658.
Fu uno dei pochi edifici religiosi di Ragusa a rimanere indenne dopo il terremoto del 1693. Nel 1740 iniziarono i lavori di ricostruzione in forma più ampia, per essere completata e riaperta al culto nel 1787.
La chiesa, che si trova al culmine di una ripida scalinata, ha un prospetto tardo-barocco.
La struttura è a tre navate e conserva all’interno delle varie cappelle quadri e statue dalla seconda metà del Seicento ai primi dell’Ottocento. Vi sono custodite anche opere provenienti da altre chiese dismesse.
Chiesa di San Giuseppe
Sorge sui resti dell’antica chiesa di San Tommaso, andata distrutta in seguito al sisma del 1693. La nuova chiesa, annessa al convento delle Benedettine, fu da queste patrocinata e costruita nel 1756.
Ha una facciata a tre ordini, una pianta ovale e termina con una grande cupola. La facciata presenta elementi che la rendono simile al Duomo di San Giorgio. La pavimentazione interna è in pietra pece alternata a calcare bianco.
All’interno sono esposte numerose tele e statue, oltre a paramenti sacri e argenterie.
In seguito alle leggi che sopprimevano gli ordini religiosi e ne confiscavano i beni, l’annesso monastero fu venduto in parte a privati e in parte ceduto al comune di Ragusa.
Convento e chiesa di Santa Maria del Gesù
La chiesa, costruita intorno al 1636, per volere dei frati minori riformati, in una zona di forte pendenza, si colloca tra il terzo ed il quarto piano dell’annesso convento.
Ha un prospetto a capanna con il portale incorniciato da due semicolonne e un piccolo campanile sul lato sinistro della chiesa.
L’interno è a navata unica, riccamente decorato con stucchi e affreschi. Sono presenti due monumenti funebri di notabili locali benefattori della chiesa, un pulpito ligneo e svariate tele e dipinti.
L’annesso convento, data la difficile collocazione, fu costruito su quattro livelli: nel livello più alto erano collocate le celle dei frati, al terzo il refettorio, le cucine e i locali comuni, e nei due livelli più bassi le terrazze per la coltivazione di agrumi e olivi e i magazzini. Al terzo livello è un grazioso e particolare chiostro, con il pavimento realizzato con ciottoli di fiume.
Confiscato dal neonato Regno d’Italia, fu adibito a scuole ed uffici pubblici.
È in atto un progetto di restauro e riqualificazione, onde collocarvi il Museo Archeologico Ibleo, attualmente sito in via Roma.
Chiesa e convento di San Francesco all’Immacolata
Fu probabilmente edificata nel XIII secolo dai frati francescani.
Il terremoto del 1693 distrusse quasi totalmente il complesso, “risparmiando” il portale e la base della torre campanaria. La chiesa fu riedificata e ultimata nel 1711.
Il vicino convento fu ricostruito nei primi anni del XVIII secolo sulle rovine del precedente. Di particolare pregio è la splendida scalinata in pietra pece che collega i due piani del convento.
Chiesa di San Vincenzo Ferreri
Costruita agli inizi del XVI secolo, non subì particolari danni dal terremoto.
La struttura si trova in prossimità del Giardino ibleo, ha una facciata molto semplice, con una meridiana posta su un lato e un campanile decorato con pietre policrome. La chiesa è stata sottoposta a restauro e oggi è adibita ad auditorium pubblico.
Era annessa al convento dei domenicani, demolito in più fasi nel corso del tempo, fino all'abbattimento totale, fra gli anni '50 e '60 del secolo scorso, per fare posto a un istituto scolastico.
Chiesa di Santa Petronilla
L’edificio, posto su un picco di roccia, fu distrutto dal terremoto del 1693 e riedificato intorno al 1770 in forma ottagonale. Oggi appartiene a privati e vi ha sede un laboratorio per il restauro della carta.
Chiesa di San Rocco
La sua edificazione risale presumibilmente al 1578, in segno di espiazione per le devastanti epidemie di peste di quel periodo: il morbo, a Ragusa, causò oltre cinquemila vittime su una popolazione di circa 13.000 abitanti.
La chiesa sorse ai margini di Ragusa Ibla, affacciata sul torrente San Leonardo. Resistette al terremoto del 1693 (necessitò infatti solo di un puntellamento su un lato) ma nel 1958, a causa di un violento temporale, subì il crollo del tetto. Da allora fu abbandonata, fino al restauro del 2009, che l’ha resa fruibile alla collettività come auditorium pubblico.
Ha un semplice e grazioso prospetto, con in alto una piccola loggia e in cima la statua di San Rocco, protettore dalle malattie infettive.
Cosa visitare Architetture civili
Palazzo Zacco
Situato a Ragusa superiore, fu costruito nel 1750 in stile rococò dal barone Melfi di S. Antonio e acquistato dalla famiglia Zacco alla fine del XIX secolo.
Essendo sito all’angolo fra due strade, presenta due bei prospetti con tre balconi per lato: questi sono sorretti da mensoloni ornati con figure grottesche.
Il portone d’ingresso è fiancheggiato da due colonne in pietra pece, sulle quali poggia il sovrastante balcone centrale. Nella testata, ad angolo tra le due strade, è posto lo scudo araldico dei Melfi di S. Antonio.
Palazzo Schininà di Sant’Elia
Fu costruito alla fine del XVIII secolo dal barone Mario Schininà, marchese di Sant’Elia e primo sindaco di Ragusa superiore.
È sito in via Roma ed occupa un intero isolato. Nel 1950 una parte è stata donata alla Diocesi di Ragusa, diventando sede del Vescovado, di uffici amministrativi della Curia e del Seminario. La parte rimanente è rimasta di proprietà degli Schininà.
L’edificio ha un lunghissimo prospetto su cui affacciano sette balconi, sei dei quali decorati, il settimo poggia sulle colonne che delimitano il portone d’ingresso. Da qui si accede a un cortile interno con un piccolo giardino, da cui un grande ed elegante scalone porta al piano superiore.
Palazzo Sortino-Trono
Situato nell’antica Ragusa Ibla, nei pressi della Chiesa delle Santissime Anime del Purgatorio, il palazzo fu edificato dal 1778 al 1793 sul preesistente palazzo Ioppolo, danneggiato dal terremoto del 1693.
Lo splendido portale d’ingresso è decentrato rispetto al prospetto; al piano nobile, quattro balconi con mensoloni decorati. Qui troviamo alcuni saloni di rappresentanza e gli appartamenti, tutti con pavimentazione in pietra pece e soffitti decorati.
Attualmente il palazzo è in parte di proprietà privata ed in parte di proprietà del Comune di Ragusa.
Palazzo Bertini
Il palazzo si trova in Corso Italia; fu costruito verso la fine del ‘700 e nel 1800 fu acquistato dai Bertini.
In seguito al nuovo assetto viario, la strada fu abbassata e i tre vecchi ingressi del palazzo divennero balconi. Proprio su questi balconi campeggiano tre grotteschi mascheroni, raffiguranti il signore, il ricco e il povero, personaggi allegorici del periodo barocco.
Palazzo Cosentini
Edificato nel 1779 dal barone Raffaele Cosentini, si trova a Ragusa Ibla, fra Piazza della Repubblica e Corso Mazzini.
È un massiccio palazzo in posizione angolare, sul quale spiccano gli eleganti balconi, sorretti da sculture che rappresentano figure grottesche e mostri.
All’esterno, posta ad angolo, una pregevolissima statua di San Francesco di Paola, mentre sulla facciata, al primo piano, un San Giorgio di fattura seicentesca.
Palazzo La Rocca
Situato ad Ibla, alle spalle del Duomo di San Giorgio, questo splendido palazzo a due piani fu costruito intorno al 1765 dal barone La Rocca di S. Ippolito.
Il prospetto, sobrio ed elegante, è caratterizzato da otto balconi con le ringhiere in ferro, sorretti ognuno da tre mensole in pietra pece. I balconi sono caratterizzati da mensole raffiguranti figure antropomorfe e scene di vita quotidiana del tempo.
Dal grande portone d’ingresso si accede ad un atrio con una elegante scalinata in pietra pece che conduce al piano nobile, le cui sale conservano ancora arredi del tempo.
Il Palazzo La Rocca è oggi sede dell’Azienda Provinciale per il Turismo.
Circolo di conversazione
Animato ritrovo dell’aristocrazia del tempo, è situato nei pressi del Duomo di San Giorgio.
Fu costruito nel 1850 per volere degli aristocratici, allo scopo di avere un luogo dove conversare e trascorrere il tempo.
Il lungo prospetto è in stile dorico-romano, ad un piano, sobrio ed elegante. Sul cornicione, lo stemma della città. Lo sfarzoso salone delle feste ha soffitti affrescati, eleganti tendaggi, specchiere dorate e divani di damasco rosso.
Giardino Ibleo
All’estrema propaggine di Ibla, digradante verso la vallata sottostante, ecco lo splendido Giardino Ibleo, realizzato nel 1858 per volere dell’aristocrazia del tempo e dei popolani, che vi lavorarono gratuitamente.
Il viale d’ingresso è fiancheggiato da alte palme; il giardino è arredato da panchine, colonne con vasi in pietra e fontane. Un’elegante balconata in pietra calcarea affaccia sulla sottostante vallata dell’Irminio.
All’interno si trovano le chiese di San Vincenzo Ferreri, di San Giacomo e dei Cappuccini; vicino ad esso si trovano pure gli scavi archeologici che hanno portato alla luce l’antica Hybla.
Museo Archeologico Regionale Ibleo
A Ragusa superiore, in via Roma, è possibile visitare il Museo Archeologico Regionale Ibleo, dove è custodita la storia del territorio, dal neolitico fino alla tarda antichità: nelle varie sezioni sono esposti reperti e manufatti provenienti dai siti archeologici di Kamarina, Kaukana e dagli antichi insediamenti greci e romani situati nei dintorni.
Nei dintorni...
Sito archeologico e Museo di Kamarina
A circa 20 km da Ragusa è possibile visitare Kamarina, importante colonia di Siracusa, con il suo prezioso patrimonio di archeologia terrestre e sottomarina. Oggi rimangono rovine e reperti archeologici, sia sulla terraferma che nel mare antistante. I reperti rinvenuti sono custoditi nel Museo Regionale di Kamarina, che conserva anche una sezione riservata all’archeologia subacquea.
Castello di Donnafugata
A circa 15 km a sud-ovest di Ragusa, il castello di Donnafugata è una sontuosa dimora nobiliare di assoluto fascino.
Il suo primo impianto risale al Quattrocento; successivamente, la costruzione e il feudo circostante furono acquistati nel 1648 dal barone Vincenzo Arezzo-La Rocca, ma la maggior parte della costruzione si deve nell’Ottocento al discendente, il barone Corrado Arezzo, eclettico politico e uomo di studi.
Intorno al castello si trova un ampio e monumentale parco di alberi secolari, che contava la presenza di oltre 1500 specie vegetali, una Coffee House, un labirinto in pietra, un tempietto circolare, al di sotto del quale si trovano alcune "grotte" artificiali dotate di finte stalattiti, varie fontane e alcuni "scherzi", creati dal suo proprietario per allietare e divertire gli ospiti.
È stato set cinematografico di svariati film, fra i quali alcuni episodi della serie IL Commissario Montalbano.
Grotta delle Trabacche
A pochi chilometri da Ragusa, in contrada Cento Pozzi-Buttino, in aperta campagna, è possibile visitare una zona costellata di piccoli ipogei di epoca bizantina. Fra essi spicca la più grande e la più nota, la Grotta delle Trabacche.
È un’antica catacomba romana, risalente al IV secolo d.C., perfettamente conservata: è caratterizzata dalla presenza di due sepolture a baldacchino, ornate da una serie di colonne scavate anch’esse nella roccia. All’interno delle due grotte di cui è composto il sito sono presenti altri sepolcri ad arcosolio lungo le pareti ed altre sepolture sotto il livello del pavimento.
Miniere di asfalto di Castelluccio
Fra contrada Tabuna, contrada Streppenosa e contrada Castelluccio, si estendeva una zona ricca di giacimenti asfaltiferi che segnarono per lungo tempo la storia e l’economia ragusana.
Si tratta di un’area mineraria che fu sfruttata sin dalla metà del XVIII secolo da parte di società italiane, svizzere, tedesche e inglesi, impiegando migliaia di lavoratori ragusani tra il diretto e l'indotto. La pietra estratta, opportunamente frantumata, veniva imbarcata con destinazione Gran Bretagna, Francia, Germania e resto d'Europa. Dopo la Prima Guerra Mondiale subentrò un’azienda italiana, la A.B.Co.D. (Asfalti Bitumi Combustibili liquidi e Derivati), e nel 1968 le miniere furono acquisite dall’ENI, che le sfruttò per pochi anni, fino all’abbandono dell’attività estrattiva, con grave ricaduta sull’occupazione locale.
Oggi il giacimento è in abbandono e, con i suoi 1.600 m. di gallerie, costituisce un importante sito di archeologia industriale di interesse geologico, speleologico e naturalistico: infatti, oltre ai resti delle strutture per l’estrazione, è possibile vedere le concrezioni bituminose, le pareti intrise di pece, multicolori depositi di calcite, perle di grotta, cascatelle e ruscelli.
Marina di Ragusa
Sul mare, a circa 25 chilometri da Ragusa, è una frazione balneare che d’inverno conta circa 3.500 abitanti. Nel periodo estivo la popolazione aumenta notevolmente, per la presenza dei ragusani che qui villeggiano e dei turisti che la scelgono come meta delle loro vacanze.
Antico borgo di pescatori con il nome di Mazzarelli (dall'arabo Marsa A'Rillah), nel 1928 divenne l’attuale Marina di Ragusa. Il boom economico portò la moda della "seconda casa a mare" dei ragusani, tanto che il borgo è diventato col tempo un vero e proprio centro balneare, con ristoranti, strutture ricettive, spiagge attrezzate e locali notturni.
La costruzione del nuovo porto turistico ha portato un ulteriore flusso di diportisti e turisti da ogni parte d’Italia e del mondo.
La borgata, con le sue spiagge sabbiose e i suoi lungomare, si è guadagnata più volte la Bandiera Blu.
Riserva naturale Macchia Foresta del Fiume Irminio
Fra i territori di Ragusa e Scicli, nei pressi di Marina di Ragusa, alla foce del fiume Irminio, sorge la riserva naturale, istituita nel 1985.
L’area è caratterizzata da una zona costiera che si affaccia sul Mar Mediterraneo, con coste sabbiose, scogliere e dune.
La flora è costituita prevalentemente da macchia mediterranea: lentisco, giglio di mare, ginepro, agave, palma nana, timo, pioppo, salice ed eucaliptus.
Sono presenti uccelli migratori in sosta durante la migrazione, rane, rospi, volpi, conigli selvatici e nutrie.