- Provincia: Siracusa
- Città: Noto
- Coordinate: 36°53′N 15°05′E
- Altitudine: 152 m s.l.m.
- Superficie: 554,99 km²
- Abitanti: 24 126 (30-05-2018)
- Densità: 43,47 ab./km²
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- La Storia
- Cosa visitare
Architetture religiose - Cosa visitare
Architetture civili - Noto Antica
- Vendicari
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La Storia
Per la presenza di chiese e palazzi barocchi, nel 2002 la città è stata inserita nella lista dei siti patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
I primi insediamenti umani (2200-1450 a.C.) si ritrovano a Noto antica, il sito originario della città, a 8 km più a nord dell’attuale Noto.
Neas, o Neaton, fu una colonia siracusana durante il regno di Gerone II, e nel 214 a.C. circa divenne città alleata dei Romani (che la chiamavano Netum). Risale al periodo tardo-romano la Villa Romana del Tellaro (IV secolo), poco distante dalla città.
Durante il periodo bizantino (535-555 circa) il territorio di Noto fu arricchito di monumenti. Nell'864 Noto fu occupata dagli Arabi, che la fortificarono e promossero migliorie nell'agricoltura e nei commerci.
Nel 1091 Noto fu occupata dai Normanni, successivamente dagli Angioini e infine dagli Aragonesi, che diedero un importante contributo allo sviluppo della città. Nel 1503 il re Ferdinando II d'Aragona conferì a Noto il titolo di "Città ingegnosa", per i tanti personaggi che nel Quattrocento si distinsero nel campo dell'Arte, delle Lettere e della Scienza.
Nel pieno del suo splendore, il terremoto del 1693 la distrusse e provocò circa 1.000 vittime. La nuova città venne costruita 8 chilometri più a valle, con il contributo di ingegneri ed architetti (Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra), capimastri e scalpellini, che diedero vita a questo capolavoro barocco.
Nel 1861 Noto entrò a far parte del Regno d'Italia, e fu capoluogo di provincia fino al 1865, quando il titolo venne trasferito alla città di Siracusa.
Dopo la seconda guerra mondiale la città subì un periodo di decadenza, in seguito all’emigrazione dei suoi abitanti verso il nord Italia, la Germania, la Francia e il continente americano.
Nel 1977 un convegno sull'architettura di Noto portò la cittadina barocca all'attenzione di vari studiosi, determinando un rinnovato interesse per la città.
Il 13 marzo del 1996 la cupola della Cattedrale crollò a causa di un difetto di costruzione e, dopo un lungo e complesso restauro durato nove anni, nel 2007 la chiesa è stata riaperta al culto.
Nel 2002 la città è stata inserita nella lista dei siti patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: ciò ha portato Noto alla ribalta nazionale ed internazionale, promuovendo lo sviluppo del turismo, che rappresenta la principale risorsa della città barocca.
Cosa visitare Architetture religiose
Innumerevoli le chiese e i conventi, edificati dopo il devastante terremoto del 1693, nel particolare stile che contraddistingue tutto il Val di Noto: il barocco.
Basilica Cattedrale di San Nicolò
Inserita nel 2002 nella lista mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è intitolata a San Nicolò, vescovo di Mira.
La sua costruzione iniziò nel 1694 e fu completata nel 1703; deve la sua bellezza e magnificenza all’opera dei tre maggiori esponenti del barocco netino, Rosario Gagliardi, Paolo Labisi e Vincenzo Sinatra.
Nel corso dei secoli ha subito diversi rimaneggiamenti, sia interni che esterni, fino alla costruzione della cupola, nel XIX secolo. Il crollo della cupola e di due navate, nel 1996, ha determinato un poderoso lavoro di restauro e ricostruzione, terminato nel 2007.
Posta al culmine di una imponente scalinata, la facciata è “con le due torri laterali”.
La chiesa ha un impianto a croce latina a tre navate, di cui la centrale più grande delle laterali. All’interno è possibile ammirare numerose opere d’arte provenienti da Noto antica, una copia dello Spasimo di Sicilia, di Raffaele Politi, una scultura marmorea raffigurante San Michele Arcangelo, di scuola gaginiana, un bassorilievo della Madonna delle Grazie, varie tele e la preziosa urna argentea cinquecentesca, finemente lavorata a sbalzo e cesello, contenente le spoglie mortali di san Corrado Confalonieri, patrono della città.
Chiesa del Santissimo Crocifisso
La sua costruzione è stata avviata all'inizio del Settecento, su progetto di Rosario Gagliardi.
Introdotta da una breve scalinata, la facciata, molto lineare, si presenta incompiuta. L'interno è a 3 navate; custodisce diverse opere recuperate dalle macerie di Noto antica, come la Madonna Bianca di Francesco Laurana, una teca contenente la Santa spina, una scultura lignea del Sacro Cuore di Gesù (XVI sec.), due leoni romanici, precedentemente collocati all'esterno, una croce in oro al centro della quale, in una teca, sono custoditi i resti di un'antica pittura su legno raffigurante il Cristo, recuperata a Noto Antica e attribuita a San Luca.
Chiesa di San Domenico
Consacrata alla Santissima Annunziata, fu edificata come chiesa conventuale dei Padri Domenicani, su progetto di Rosario Gagliardi, fra il 1703 e il 1727.
La facciata è a due ordini, il primo dorico e il secondo ionico, mentre la parte centrale ha forma convessa. L'impianto è a croce greca allungata, a tre navate, con cinque cupole riccamente decorate da stucchi.
Chiesa di Santa Chiara
Progettata da Rosario Gagliardi intorno al 1730, venne completata nel 1758 e fu annessa al monastero benedettino del Santissimo Crocifisso (oggi adibito a sede museale).
Lo stile architettonico barocco si riconosce maggiormente all'interno, grazie alle numerose decorazioni con stucchi e putti. La pianta centrale è di forma ovoidale, circoscritta da 12 colonne che sostengono le statue degli apostoli. All’interno si possono ammirare l'altare maggiore, sormontato da un dipinto raffigurante l'Assunzione della Vergine, una cinquecentesca Madonna con Bambino recuperata a Noto Antica e attribuita ai Gagini, una pala ottocentesca raffigurante S. Benedetto e Santa Scolastica e le due cantorie sovrapposte.
L'esterno è caratterizzato dalla presenza di una torre campanaria, ornata negli angoli da due capitelli.
Originariamente l'unico portale della chiesa era situato lungo Corso Vittorio Emanuele; verso la fine del XVIII secolo ne fu aggiunto un altro dal lato di via Pier Capponi che, a causa di alcuni lavori lungo il Corso che abbassarono notevolmente il piano stradale, divenne l'unico accesso alla chiesa.
La chiesa è stata oggetto di lunghi lavori di restauro, conclusi nel 2006.
Chiesa di Santa Maria del Carmelo
Progettata da Rosario Gagliardi nella metà del XVIII secolo, presenta una facciata concava a tre ordini, con un portale sovrastato dallo stemma carmelitano; nel secondo ordine un ampio finestrone, mentre nel terzo ordine è collocata la cella campanaria.
L’interno presenta una pianta a croce greca, decorato con un ricchissimo ciclo di stucchi; vi sono conservate quattro pale d’altare dedicate a santi martiri, una cinquecentesca scultura in legno dorato e dipinto della Madonna del Carmelo proveniente da Noto Antica, due acquasantiere in pietra asfaltica poste all’ingresso della chiesa, provenienti dallo stesso sito.
Eremo di San Corrado Fuori le Mura
A cinque chilometri da Noto, nella suggestiva Valle dei Miracoli, si trova l’Eremo di San Corrado Fuori le Mura.
Il santuario è edificato in quello che, tra il 1322 e il 1351, fu il luogo di eremitaggio di S. Corrado Confalonieri, patrono della città di Noto. La chiesa a una facciata settecentesca in stile barocco ed è raggiungibile attraverso un lungo viale alberato.
L'interno, piccolo ma riccamente decorato, custodisce una statua marmorea di S. Corrado posta nella grotta che era il luogo di preghiera e di penitenza dell'eremita; una tela della Madonna col Bambino (1759); una pala raffigurante San Corrado datata 1759; un settecentesco Crocifisso ligneo e il corpo di S. Leonzio Martire.
Nell'Eremo è allestito un museo che raccoglie ex-voto dei fedeli: abiti, ex voto anatomici, ori e argenti, dipinti, arredi sacri.
Santuario della Madonna della Scala
Nei pressi di Noto Antica, attraversando la Via sacra, affiancata dalle edicole dei misteri del Rosario, appare all’improvviso un maestoso complesso edilizio: è il Santuario di Maria Santissima Scala del Paradiso.
L’edificio fu costruito nei primi decenni del '700, si innalza su monumentali scalinate ed ha un prospetto in stile barocco, abbellito da un artistico balcone sul quale spiccano tre statue in pietra raffiguranti la Madonna della Scala al centro e i profeti Elia ed Eliseo ai lati.
L’interno, piccolo e a unica navata, custodisce un affresco in pietra, probabilmente della fine del Seicento, raffigurante la Madonna della Scala, molto venerata dai fedeli; sotto l'altare una settecentesca urna in legno dorato contenente il corpo di S. Franzo Martire; un settecentesco coro a 24 stalli; un arco gotico che incornicia il fonte battesimale; la celletta del fondatore del Convento, Fra Girolamo Terzo.
Cosa visitare Architetture civili
Bellissimi esempi di architettura sono il palazzo Nicolaci, sito nell’omonima via; il palazzo Trigona, il più grande in stile barocco del centro storico di Noto; il palazzo Landolina, in stile neoclassico, sobrio ed elegante; il palazzo del Vescovado, con la facciata in stile neoclassico; il palazzo Ducezio, oggi sede del Municipio.
Palazzo Nicolaci di Villadorata
L'edificio, in stile puramente barocco e con circa 90 stanze, è nato come residenza nobiliare urbana della famiglia Nicolaci. Costruito nei primi decenni del Settecento, su progetto attribuito a Rosario Gagliardi, fu completato intorno al 1765.
I balconi del palazzo, dalle sinuose inferriate ricurve, sono abbelliti con decorazioni magnificamente realizzate: sirene, sfingi, ippogrifi, cavalli alati ed altri soggetti accolgono lo stupito visitatore.
Anche gli interni sono splendidi, decorati ed arredati con opulenza.
La famiglia Nicolaci ha mantenuto la proprietà di un’ala, cedendo l’altra al Comune di Noto. Un'ala di Palazzo Nicolaci è adibita a Biblioteca Comunale, fondata dal Municipio nel 1817 con la munificenza dei privati e specialmente del principe di Villadorata, ricca di migliaia di volumi e di vari manoscritti latini e spagnoli. Trova posto al suo interno anche una galleria di ritratti degli nomini illustri di Noto, dono del barone Astuto.
Palazzo Ducezio
Sede del municipio, la sua denominazione è in onore di Ducezio, fondatore della città di Noto.
Fu progettato dal netino Sinatra nel 1746, ma venne completato solo nel 1830, mentre il secondo piano venne costruito nella prima metà del XX secolo.
La facciata è convessa nella parte centrale, caratterizzata da venti arcate sorrette da colonne con capitelli ionici nel primo ordine, e da tredici finestroni rettangolari nel secondo ordine.
All'interno dell’edificio è la sala degli Specchi, un salone ovoidale arredato con mobili in stile Luigi XV e grandi specchi scolpiti. La volta è decorata con La Fondazione di Neas, affresco neoclassico che raffigura la fondazione di Noto da parte del condottiero siculo Ducezio.
Porta Reale
Rappresenta l’ingresso simbolico della città. La sua edificazione ebbe inizio nel 1838, quando a Noto si attendeva la visita del re Ferdinando II di Borbone. Fu completata nello stesso anno con l'aspetto che conserva tutt'oggi.
La piazza della Porta Reale è stata restaura dall’Amministrazione Comunale nel 2014.
Villa Romana del Tellaro
Nelle campagne netine, fra i rigogliosi vigneti, stupefacenti sono i mosaici della Villa Romana del Tellaro.
Si tratta dei resti di una residenza romana del IV secolo d.C., probabilmente dimora di una famiglia di latifondisti, i cui pavimenti erano ricoperti da raffinati mosaici, rinvenuti nel 1971 sotto una masseria sette-ottocentesca.
I pregevoli mosaici, alcuni in ottimo stato di conservazione, raffigurano scene mitologiche, scene di caccia, motivi geometrici e floreali.
Noto Antica
Anticamente Netum, è l'antico abitato di Noto. Circondata da possenti mura (molte delle quali ancora esistenti) e dalle profonde vallate del monte Alveria, non fu mai presa con la forza.
Solo il violento terremoto del 1693 riuscì a distruggerla, causando nel Val di Noto oltre 60 mila vittime. In seguito l’abitato di Noto venne ricostruito 8 chilometri più a valle, nel sito attuale.
Non mancano tuttavia, sparsi sull'Alveria, diversi quartieri rupestri, probabilmente bizantini, un ipogeo cristiano (Grotta delle 100 bocche) e una catacomba ebraica (Grotta del Carciofo).
Chiesa Maggiore
Netum aveva pregevoli chiese: la più splendida era la chiesa madre detta Chiesa Maggiore, intitolata a San Nicolò. La chiesa custodiva l'urna di san Corrado Confalonieri, oggi nella cattedrale della nuova città.
Chiesa del SS. Crocifisso
Un tempo era intitolata a S. Maria del Castello, appunto perché sorse nei pressi del castello. Il restauro della chiesa fu finanziato dalla nobile famiglia netina dei Landolina, che fece apporre il proprio stemma sulla volta della chiesa. In essa si trovava un dipinto ligneo del crocifisso, del quale rimane solo il volto di Cristo, oggi custodito in una teca al centro di uno splendido crocifisso dorato disegnato dal Gagliardi, posto nella nuova chiesa a Noto. Nella chiesa si venerava inoltre la teca in oro della Santa Spina e una statua della Madonna bianca, attualmente custodita nella chiesa della nuova città.
Eremo e chiesa di Santa Maria della Provvidenza
Nella parte meridionale di Noto Antica si trovano l'eremo e la chiesa di Santa Maria della Provvidenza, costruito nel 1723 sulle rovine di un precedente eremo distrutto dal terremoto. L'eremo venne abitato dalle Suore Carmelitane, che lo occuparono fino al 1800, quando la struttura venne abbandonata.
Oggi il complesso è in stato di degrado; la chiesa, danneggiata dal tempo e dai vandali, conserva eleganti stucchi e dipinti sulle volte. La facciata è in stile barocco.
Chiesa di Sant'Elia
Costruita su una torretta di guardia per sorvegliare la costa di Pachino, il prospetto della piccola chiesa di Sant'Elia era caratterizzato da grandi blocchi di pietra squadrati messi uno sopra l'altro senza calce.
Fu una delle prime chiese costruite a Noto ed era dedicata a Sant'Elia, un eremita vissuto da queste parti e morto in odore di santità (intorno al 1100?).
Costruita nei primi anni del Seicento su una chiesa preesistente, ha una struttura a tre navate con due file di colonne. Della chiesa restano parte delle mura, i basamenti delle colonne e le tombe con i resti dei frati Carmelitani.
Il Castello
Le antiche mura della città erano interrotte da due ingressi principali, uno a nord (la porta della montagna) e uno a sud, ed altri sette ingressi minori.
Annesso alle mura si trova il castello Reale, edificato nel 1091, ampliato nel 1430 e nel 1600 circa.
Il terremoto distrusse gran parte del castello, anche se diverse parti, come la sala d’armi, le scuderie e resti delle torri, sono in buono stato di conservazione. Nell’antica prigione sono ancora visibili moltissimi graffiti e bassorilievi lavorati dai galeotti.
A Noto Antica sono ancora visibili alcune strutture di epoca greca, come gli Heroon e il ginnasio (III secolo a.C.), e i resti delle fortificazioni greche con mura megalitiche.
I dirupi e la vallata circostante sono costellati di tombe a grotticella e tombe a cameretta (tombe sicule), una piccola catacomba bizantina (Grotta delle Cento bocche), riutilizzata nel tempo anche come ovile e persino come bunker durante la Seconda guerra mondiale.
La grotta del Carciofo testimonia l'esistenza di una comunità ebraica a Noto: è una tomba che deve il nome alla presenza di due rappresentazioni della menorah ebraica, scambiate dai contadini del luogo per dei carciofi.
Attualmente l'area di Noto Antica è riconosciuta come area archeologica, ma non è valorizzata a sufficienza.
Il comune di Noto organizza ogni anno la Festa dell'Alveria: giostre medievali, tornei, visite guidate e un ricco ciclo di manifestazioni, al fine di promuovere il sito e creare il parco archeologico dell’Alveria che, insieme al Barocco della città attuale e alla Villa Romana del Tellaro, offra al visitatore una visione completa della città di Noto.
Cava Carosello
La valle del Carosello (o cava Carosello), nei pressi del monte Alveria, è una vallata molto interessante sia dal punto di vista archeologico che naturalistico. La presenza in questa valle del fiume Asinaro ha fatto sì che gli arabi vi impiantassero delle concerie scavate nella roccia, di cui sono ancora visibili le vasche per il trattamento delle pelli.
Vendicari
A circa 15 chilometri da Noto si estende la bellissima Oasi Faunistica di Vendicari, istituita nel 1984, oltre 1500 ettari di natura incontaminata: fitta vegetazione, lunghissime spiagge dorate, rocce a strapiombo, mare cristallino.
La storia di questo territorio è molto antica. Nella spiaggia di Marianelli sono presenti alcune latomie: fin dal V sec. a.C., infatti, vi si estraeva la pietra per la costruzione di monumenti e templi. Come dimostra la presenza di alcune vasche, in riva al mare si lavorava il tonno; vi è anche una piccola necropoli. Di epoca bizantina un edificio di culto e le catacombe.
La Torre Sveva, costruita nella prima metà del XV sec., è uno dei siti archeologici più importanti della Riserva. Luogo di avvistamento e di difesa, parzialmente distrutta dal sisma del 1693, fu più volte rimaneggiata e restaurata nel corso dei secoli. Fu utilizzata fino al XIX secolo, quando venne dismessa per cessata funzionalità.
La Tonnara venne costruita nel Settecento; la sua attività fu facilitata dalla presenza delle saline, alternando periodi floridi a periodi di chiusura. Fu completamente ristrutturata nel 1914, grazie alla munificenza di un nobile di Avola. Nel 1943 la tonnara cessò definitivamente la sua attività, per la scarsa resa economica del commercio del tonno. Oggi la struttura e le case dei pescatori sono stati completamente restaurati e riconsegnati alla comunità.
Oltre all’interesse storico-archeologico, Vendicari è certamente rilevante dal punto di vista naturalistico: è, infatti, tra le aree italiane di maggior interesse ornitologico, per la presenza di numerosissime specie di uccelli stanziali e migratori, che trovano qui riparo durante i loro spostamenti. A seconda delle stagioni, troviamo folaghe, cicogne, fenicotteri, oche selvatiche, germani reali, cavalieri d’Italia, aironi… Sparse per la riserva sono collocate delle postazioni per gli appassionati di birdwatching.
È l’habitat di alcune specie di rospo, di rettili e della tartaruga palustre.
Vendicari è un continuo alternarsi di tratti rocciosi e sabbiosi, e di conseguenza anche la sua vegetazione presenta una infinita varietà: cespugli di timo, palma nana, piccole orchidee sulla fascia costiera, mirto, lentisco, ginepro, salicornia e altre specie più all’interno.