- Provincia: Ragusa
- Città: Scicli
- Coordinate: 36°47′28.96″N 14°42′
- Altitudine: 106 m s.l.m.
- Superficie: 138,72 km²
- Abitanti: 27 015 (31-08-2018)
- Densità: 194,74 ab./km²
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La Storia
A pochi chilometri da Modica sorge Scicli. Situata alla confluenza di tre valloni, offre dall’alto una vista mozzafiato.
La presenza umana nel territorio di Scicli risale all’età del bronzo antico (III-II millennio a.C.). L'esistenza di cave e grotte carsiche nel suo territorio ha favorito la nascita di numerosi insediamenti rupestri. Ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza di greci, cartaginesi e romani (III secolo a.C.).
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente Scicli passò ai bizantini e subì le incursioni dei Barbari. Sotto il dominio Arabo Scicli ebbe notevole sviluppo agricolo e commerciale.
In seguito ad una violenta battaglia che vide contrapposti saraceni e normanni, nel 1091 Scicli passò definitivamente ai Normanni, che vi costituirono un feudo.
Ai Normanni successero gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi, sotto i quali venne a far parte della Contea di Modica.
Una grave epidemia di peste, nel 1626, ridusse drasticamente la popolazione da 11.000 a circa 4.000 abitanti. La successiva politica di incentivazione vide un notevole incremento demografico, reso vano dal tremendo terremoto del 1693, che causò oltre 3.000 vittime e la distruzione di gran parte della città. La ricostruzione post-terremoto della cittadina avvenne più a valle, con l’edificazione di chiese e palazzi in splendido stile barocco.
Nel 1860, con un plebiscito, proclamò la sua annessione al Piemonte.
Grazie alla sua borghesia colta e illuminata, Scicli risorse dalla devastazione del terremoto come un’araba fenice, proponendo architetture nuove che le hanno valso, nel 2002, l’iscrizione fra i siti Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
Cosa visitare Architetture religiose
Chiesa di San Matteo
Posta in cima al colle di San Matteo, è il luogo di culto più antico della città. Antichi documenti testimoniano l’esistenza della chiesa già nel 313 d.C.; la chiesa, infatti, poggia su sotterranei e catacombe paleocristiane.
La struttura attuale è stata edificata dopo il terremoto del 1693, che distrusse totalmente la chiesa medievale che qui sorgeva, dove si veneravano le reliquie del Beato Guglielmo, un eremita vissuto e morto a Scicli nel 1404.
Fu chiesa Madre fino al 1874; oggi le spoglie del Santo sono custodite nella chiesa di S. Ignazio, all’interno di una cassa d’argento.
L’interno è a tre navate culminanti in tre absidi rettangolari. Poco resta della bellezza decorativa interna; in seguito ai lavori di restauro, è stato rinvenuto l’antico pavimento in pietra pece e pietra bianca.
Il prospetto presenta tre portali d’ingresso nel primo ordine e un finestrone con lesene e colonne nel secondo ordine.
Il lungo prospetto laterale con la loggia campanaria affaccia su uno stretto e lungo piazzale, dove troviamo anche l’orologio civico. Il piazzale si affaccia a sua volta sulla vallata sottostante, offrendo una suggestiva veduta su tutta la città.
Chiesa di San Guglielmo (ex Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola)
Dal 1874 è la chiesa Madre di Scicli. Fu distrutta assieme al collegio, ancora in costruzione, dal terremoto del 1693, e completata intorno al 1751. L’annesso Collegio gesuitico fu demolito nel 1961 per fare posto a un edificio scolastico.
Sita in piazza Italia, nella facciata spicca uno stupendo portale con lo stemma dell’Ordine di Gesuiti, mentre i due portali laterali sono sormontati dalle statue di San Luigi Gonzaga e Sant’Antonio col Bambino Gesù. Nel secondo ordine, una finestra centrale con una vetrata e un orologio, e ai lati le statue di Sant’Ignazio e di San Saverio. Ai lati, le due torrette campanarie.
L’interno, a croce latina con tre navate, è ricco di stucchi dorati e affreschi. Tra le opere d’arte presenti all’interno della chiesa, il simulacro della Madonna delle Milizie, in cartapesta, rappresentante l’intervento miracoloso della Madonna a cavallo a favore dei Cristiani contro i Saraceni, e il dipinto con la scena dell’apparizione della Madonna a cavallo sul piano delle Milizie. Nella chiesa è custodita la seicentesca urna reliquiaria in argento contenente il corpo di S. Guglielmo, proveniente dalla chiesa di San Matteo. Nella navata centrale è un pregevole pulpito cinquecentesco in legno di noce scolpito e un antico organo dai fregi barocchi. La chiesa conserva dipinti e opere varie provenienti da altre chiese.
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Adiacente al Palazzo Comunale, la chiesa fu fondata prima del 1300 successivamente ceduta ai monaci benedettini, che vi costruirono un annesso monastero. In seguito al terremoto del 1693 la struttura crollò e venne ricostruita a più riprese.
La facciata, preceduta da una scalinata, ha una forma concavo-convessa, arricchita da semicolonne e da due nicchie; sul secondo ordine, colonne di stile corinzio e una gelosia in ferro battuto che percorre tutto il prospetto.
L’interno è a pianta ovale, con la volta a guscio di noce riccamente ornata di stucchi e dorature. Nella sagrestia è conservato il Cristo di Burgos, il cosiddetto "Cristo in gonnella", un’opera del XVII secolo di provenienza spagnola: la sua particolarità deriva dal fatto che il cristo viene rappresentato con una sottana sacerdotale.
Chiesa di San Giuseppe
Fondata intorno al 1500, si trova nel quartiere omonimo. Il terremoto del 1693 la distrusse in buona parte, ma venne presto ricostruita.
Se si eccettua la lieve concavità della facciata, ha uno stile molto sobrio ed essenziale.
L’interno è ad una sola navata e conserva una statua marmorea raffigurante Santa Agrippina, datata 1497, una pregevole statua di San Giuseppe della fine del ‘700, un’acquasantiera di epoca precedente al terremoto, una grande tela raffigurante il Cristo Pantocratore.
Chiesa di Santa Teresa
La chiesa, intitolata a S. Chiara, era annessa all’ex monastero di clausura di S. Teresa. Il monastero fu distrutto dal terremoto del 1693 e ricostruito nel primo ventennio del 1700. Risale a questo periodo l’edificazione della chiesa.
La facciata è rettangolare, con due paraste di ordine tuscanico, conclusa da un loggiato a tre arcate. Il portale d’ingresso è sovrastato da una balaustra e una finestra quadrangolare quadrilobata, a mo’ di rosone.
L’interno è a navata unica e il pavimento è a motivi geometrici, in pietra bianca di Comiso e pietra pece di Ragusa. Sono presenti numerosi dipinti raffiguranti la vita di Santa Teresa, un quadro con la Madonna in trono tra i Santi, una tela raffigurante la Natività.
La chiesa fu ceduta al Comune nel 1960, restaurata ed oggi è sede di mostre e attività culturali e sociali. Il Monastero è stato trasformato in abitazioni private.
Chiesa di San Bartolomeo Apostolo
Fu fondata nel XV secolo e, benché resistette al terremoto del 1693, fu riedificata a partire dal 1752 fino al 1815. Nel 1822 furono realizzati lo spiazzale e il cancello in ferro battuto.
Il prospetto a tre ordini, costruito in più fasi nell’arco di circa 50 anni, presenta tratti stilistici di passaggio fra il barocco e il neoclassicismo. La facciata ha una forma piramidale, con colonne doriche nel primo ordine, ioniche nel secondo e corinzie nel terzo. Sono presenti quattro statue, San Pietro, San Paolo, San Bartolomeo e San Guglielmo, mentre sul timpano del portale è collocata una statua della Madonna col Bambino.
L’interno è a croce latina, con un’unica navata. Trovano posto nella chiesa due monumenti sepolcrali, in cui riposano due illustri cittadini benefattori, e una tela dell’Immacolata tra i santi Guglielmo e Bartolomeo, voluta dagli stessi.
La pala d’altare raffigura il Martirio di San Bartolomeo; nel transetto destro è conservata la Santa Cassa, un reliquiario rivestito di argento su cui è posto Gesù Bambino nudo, che viene portato in processione il giorno di Natale; nel transetto sinistro è collocato un settecentesco Presepe: era originariamente composto da 65 statuine, delle quali ne rimangono solo 29, con una scenografia di grotte e rocce che rispecchia l’ambiente naturale della cava di San Bartolomeo.
Chiesa di San Michele Arcangelo
Fu ricostruita dopo il terremoto del 1693; i lavori iniziarono nella seconda metà del 1700 e si conclusero a metà del 1800.
Ha un prospetto a tre ordini, ornato da colonne corinzie; nel secondo ordine un finestrone decorato da ghirlande floreali, chiuso da una gelosia in ferro battuto; nel terzo ordine una centrale cella campanaria.
L’interno ha forma ellittica con la volta a guscio di noce, con decorazioni di stucchi, affreschi, pitture e sculture. Vi sono custodite alcune tele del XVIII e XIX secolo e un crocifisso ligneo del XV secolo.
Chiesa di Maria Santissima della Consolazione
Sorge nel luogo in cui era collocata una quattrocentesca chiesa dedicata a S. Tommaso Apostolo; fu costruita alla fine del ‘600, per essere poi riedificata dopo il terremoto del 1693.
Sorge in posizione elevata rispetto alla strada, su un piazzale pavimentato da basole.
Ha una facciata piana a due ordini. Particolare è il campanile, isolato rispetto all’edificio, terminante in una cuspide ricoperta da maioliche.
Sul prospetto laterale destro si conserva uno splendido portale gotico con bassorilievi raffiguranti la vita di S. Tommaso Apostolo, appartenente alla precedente chiesa, qui collocata anteriormente al 1693.
L’interno è a tre navate, con il bel pavimento a motivi geometrici e floreali in pietra bianca e pietra pece nera. Le cappelle laterali ospitano due pregevoli statue lignee, rappresentanti la Flagellazione e Cristo con le mani legate.
Chiesa di Santa Maria La Nova
Sita nell’omonima cava, nel centro storico di Scicli, ha probabilmente origini bizantine. Le notizie documentabili parlano di un edificio seicentesco, ma l’edificio attuale è frutto di secoli di lavori. L’apertura al culto della chiesa avvenne nel 1857.
La chiesa è sempre stata retta da una potente confraternita che, avendo ricevuto un ingente lascito dal banchiere palermitano Pietro Di Lorenzo Busacca, oltre che della sua magnificente edificazione, si occupò dei più disagiati, con la costruzione di un ospedale, l’istituzione di un fondo per la dote delle ragazze povere e altre opere socialmente meritorie.
Il prospetto neoclassico è datato 1816 e si presenta su tre ordini. Nel primo ordine si apre l’imponente portale, nel secondo ordine è posto un finestrone, il terzo ordine, termina nella torre campanaria con una balaustra in pietra locale.
L’interno, in stile neoclassico, è composto da una grande aula unica, con sei cappelle laterali cupolate (tre per lato). L’edificio custodisce una notevole quantità di sculture, pitture e reliquie: una grande urna reliquiaria in argento, una grande croce reliquiario in argento contenente 22 medaglioni con reliquie, oltre a 370 altre reliquie custodite in appositi reliquiari; un’ottocentesca statua dell’Immacolata in argento; una settecentesca statua lignea raffigurante il Cristo Risorto, popolarmente chiamato Uomu Vivu o ‘U Gioia, portata in processione da una folla urlante e festosa il giorno di Pasqua; una statua settecentesca di San Giuseppe; una Madonna in pietra datata 1496; il prezioso e venerato simulacro della Madonna della Pietà, un gruppo statuario composto da quattro figure, molto venerato dai fedeli; svariate tele raffiguranti la Madonna delle Milizie, la Natività di Maria e alcuni episodi dell’Antico Testamento.
Nel 1878, nell’archivio dell’Arciconfraternita di S. Maria La Nova di Scicli, furono scoperti i Codici Sciclitani, antichi e preziosi manoscritti in siciliano, costituiti da due antiche memorie: la prima descrive una manifestazione della Madonna, che sarebbe apparsa in una nuvola splendente come il sole per aiutare il popolo di Scicli e i Normanni contro i saraceni, sbarcati nel 1091, in tempo di quaresima, nella marina di Donnalucata; la seconda memoria descrive il ritrovamento del simulacro della Madonna della Pietà avvenuto un venerdì del mese di marzo del 1111.
Sul fianco posteriore sinistro della chiesa è annesso l’eremo di San Guglielmo, con il giardino in cui è presente il tronco di un cipresso che la tradizione vuole piantato dal Santo.
Complesso di Santa Maria della Croce
Di origini tardo-medievali, si compone di un convento, una chiesa, un oratorio e due cortili. Fu fondato dai frati minori francescani in cima al colle detto della Croce.
La chiesa risalirebbe al 1528, ma il suo interno fu rimaneggiato nel Settecento; a navata unica, con abside semicircolare, vi si conservano ancora numerose lapidi e sepolcri medioevali. La facciata, liscia e sobria, è impreziosita da un portale gotico-catalano.
L’oratorio, intitolato alla Madonna di Sion, risale invece alla seconda metà del XV secolo.
Dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866, il complesso fu venduto all’asta e divenne proprietà privata. Alla fine del secolo scorso fu espropriato dalla Regione Sicilia e restaurato. Oggi è aperto alle visite.
Complesso del Carmine
Il convento fu fondato nel 1368, inizialmente annesso alla chiesa intitolata a Santa Maria Annunziata. La chiesa e un’ala del convento risalgono al secondo Settecento.
La chiesa ha una facciata in stile rococò a tre ordini: nel primo ordine ammiriamo l’elegante portale e due statue poste ai lati, sovrastato da un finestrone e altre due statue poste lateralmente nel secondo, mentre nel terzo ordine, oltre alle due statue laterali, una è posta centralmente.
La chiesa è a un’unica navata, decorata con stucchi bianchi. Al suo interno sono collocate alcune grandi tele del XVIII secolo, un Crocifisso in legno di cedro del ‘400 e la statua della Madonna del Carmine che regge Gesù Bambino: la statua ha la testa e le mani in legno, mentre la ricca veste è in argento sbalzato con decorazioni floreali.
La facciata del convento è a due ordini: nel primo si aprono i vani bottega ed il portico, che dà accesso al cortile; nel secondo ordine una serie di finestre e il balcone centrale chiuso da una ringhiera in ferro battuto; completa il prospetto una balaustra in pietra che corre lungo tutto l’edificio. Il cortile è stato rimaneggiato nel corso del tempo; rimangono integri il lato settentrionale e meridionale, dove si trovano due logge e una nicchia con la statua della Madonna.
Numerose le chiese rupestri, sorte scavando i costoni rocciosi che circondano l’attuale cittadina; fra di esse menzioniamo la Chiesa dello Spirito Santo, di Santa Lucia, di Piedigrotta, di San Pietro, di Santa Maria della Catena, del Calvario.
Cosa visitare Architetture civili
Via Francesco Mormino Penna
Cuore di Scicli, sia per la movida che per la concentrazione in poco spazio di innumerevoli edifici di pregio storico e artistico, è la Via Francesco Mormino Penna.
Isola pedonale, sui suoi quasi trecento metri di basole dorate prospettano edifici che vanno dal XVII al XX secolo: la chiesa di S. Teresa e l’annesso convento (XVII-XVIII sec.), un garage di inizio Novecento in stile liberty, Palazzo Spadaro (XVIII sec.), la chiesa di San Michele con l’annesso convento (oggi palazzo Carpentieri, XVIII sec.), palazzo Bonelli (XVIII-XIX sec.), palazzo Conti (XIX sec.), Palazzo Veneziano-Sgarlata (XVIII sec.), Palazzo Papaleo (XIX sec.), il Palazzo di Città, la Chiesa di San Giovanni Evangelista, i resti della piccola chiesa di Sant’Andrea e diversi edifici ottocenteschi.
L’intera area di Via Francesco Mormino Penna nel 2002 è stata inserita dall’UNESCO nella World Heritage List.
Palazzo Beneventano
"…di un pallido colore giallo oro che al sole acquista un’indescrivibile opulenza…" così lo descriveva Sir Anthony Blunt, che lo definì ‘il più bel palazzo barocco di Sicilia’.
Considerato la massima espressione del barocco siciliano, fu edificato agli inizi del Settecento alle pendici del colle San Matteo.
È un edificio fantastico e bizzarro, oltre che mirabile esempio di maestria degli scalpellini locali.
Il particolare cantonale è caratterizzato da lesene bugnate, ornato da due teste di moro in alto e da una statua di S. Giuseppe in basso.
Particolari i balconi, con le loro panciute inferriate, sostenuti da mensoloni raffiguranti animali fantastici e mascheroni antropomorfi; anche gli archi di volta delle finestre sono decorati con volti grotteschi e spaventosi: figure così espressive e ricche di dettagli da sembrare vive.
Palazzo Fava
Affacciato sulla centralissima piazza Italia, la sua costruzione fu una delle prime dopo il terremoto.
Pregevoli le decorazioni tardobarocche dei balconi e del portale principale che danno su piazza Italia, ma il vero capolavoro è dato da un balcone che affaccia su una via secondaria, sostenuto da due grifoni, due cavalli alati e una serie di grotteschi mascheroni.
Palazzo Spadaro
Si affaccia sulla via Mormino Penna e si ritiene sia stato il primo palazzo edificato dopo il terremoto del 1693.
Il prospetto è leggermente curvo e segue l’impianto ancora medievale dell’antico Corso San Michele (oggi via Francesco Mormino Penna). Pregevoli gli interni, risalenti al XIX secolo, con splendide decorazioni.
È una delle sedi istituzionali del Comune, vi si tengono manifestazioni e mostre.
Palazzo di Città (Municipio)
Costruito fra il 1902 e il 1906 sul sito del demolito monastero delle Benedettine, è la sede del Comune di Scicli. È in stile neorinascimentale, con semicolonne e finestre a bifora.
È “periodicamente” set cinematografico della fiction “Il commissario Montalbano”: è infatti la sede del “Commissariato” di Vigata, in particolare, la stanza del Sindaco è nello sceneggiato l'ufficio del Questore.
Nei dintorni...
Parco Archeologico di Chiafura
Sul fianco del colle di San Matteo è adagiato l’insediamento rupestre di Chiafura: sorto come necropoli, fu trasformato in abitato trogloditico durante il Medioevo ed occupato fino alla metà del Novecento; le grotte furono utilizzate nel periodo bellico anche come rifugi antiaerei.
Oggi è un parco archeologico.
Fornace Penna
Sita a Sampieri in contrada Pisciotto, la Fornace Penna è oggi un monumento di archeologia industriale molto suggestivo, sebbene in forte stato di degrado.
Era una fabbrica di laterizi, voluta dal Barone Penna in questo luogo sia per la vicinanza della cava di argilla e della ferrovia, sia per la presenza di una sorgente d’acqua, sia per la prossimità del mare, in cui potevano attraccare le navi per il trasporto del prodotto finito.
La fabbrica, costruita nel primo decennio del Novecento (1909-1912), fu distrutta nel 1924 da un incendio doloso che bruciò tutte le parti in legno, lasciando lo scheletro in muratura.
Da allora l’affascinante edificio è in totale stato di abbandono e, nonostante le varie proposte di restauro e riuso rimaste lettera morta, di anno in anno sta crollando inesorabilmente.
Per il suo fascino decadente e solitario, è stata più volte utilizzata come set cinematografico nella fiction “Il Commissario Montalbano”.
Il territorio di Scicli comprende circa 20 chilometri di costa. Il litorale che va da Sampieri a Playa Grande è molto vario: centri abitati, coltivazioni intensive in serra, spiagge di sabbia dorata e scogliere incontaminate e selvagge.
Sampieri è un ottocentesco borgo di pescatori; racchiusa fra due promontori, una lunga spiaggia sabbiosa, protetta da una lunga schiera di dune e da una pineta, che va dalla Fornace Penna all’abitato della frazione marinara.
Continuando sulla strada litoranea troviamo l’area protetta di Costa di Carro, prevalentemente rocciosa ma con una piccola spiaggia incastonata tra le falesie.
A seguire incontriamo Cava d’Aliga, una frazione balneare che ha avuto un massiccio sviluppo negli ultimi decenni del Novecento.
Donnalucata, la più antica delle frazioni marinare, era il luogo di villeggiatura dell’aristocrazia cittadina: sono presenti infatti numerosi edifici architettonicamente raffinati e numerose ville nobiliari nei dintorni.
Infine, poco lontano dall’area protetta della foce dell’Irminio, sorge Playa Grande, un villaggio dall’aspetto modernista di città-giardino.