La Storia
È un comune di circa 13.000 abitanti, il cui territorio è caratterizzato dagli agrumeti che si estendono a perdita d’occhio e producono meravigliose arance (Arancia Rossa di Sicilia IGP), il cosiddetto tarocco di Francofonte, rosso e succoso.
Il ritrovamento di diverse necropoli preistoriche nel suo territorio attesta la presenza umana sin da tempi molto remoti. Era l’antichissima città siceliota di Hydra.
Ai Greci si succedettero i Romani e, dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, nel territorio si insediarono gli ostrogoti prima e poi popolazioni bizantine, che evangelizzarono la popolazione locale e costituirono in molte cavità naturali tanti piccoli oratori rupestri, molti dei quali ancora visitabili. Intorno alla metà dell’800 fu invasa dagli Arabi, che la chiamarono “fonte franco”.
L’attuale cittadina si è sviluppata dopo la metà del 1300 attorno al castello, fatto costruire dagli Alagona.
Nel corso dei secoli fu feudo di svariate famiglie, come gli Alagona, i Chiaramonte, i Cruyllas, i Moncada e i Gravina. Nel XVI secolo, sotto famiglia Cruyllas, Francofonte divenne uno dei centri più potenti di tutta la “Val Di Noto”, finché nel 1693 il tragico terremoto la distrusse, cancellando l’antica e potente città medievale ma lasciando miracolosamente in piedi numerose rovine medievali.
Vennero ricostruiti tutti gli edifici civili e sacri secondo lo stile barocco molto utilizzato in quell’epoca, mentre quelli medievali, rimasti in piedi ma molto danneggiati, vennero modellati sempre secondo lo stile barocco, dando vita a edifici interessanti.
Durante il XIX secolo Francofonte divenne uno dei principali centri economici grazie all’attività agricola e, dopo l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia, vi venne introdotta la coltivazione dell’arancio “Tarocco” a polpa rossa.
Cosa visitare Architetture religiose
Basilica di Sant’Antonio Abate (Chiesa Madre)
Era già esistente molto prima del 1360, data a cui si fa risalire la fondazione del paese. Sul lato destro vi sorgeva il cimitero, che dovette sicuramente esistere fino alla prima metà del sec. XIX. Subì ingenti danni in seguito al terremoto del 1693 e fu ricostruita nel 1699.
Nel 1943 la torre campanaria venne utilizzata dai soldati tedeschi come postazione di artiglieria.
Il terremoto del 13 dicembre 1990 ha parzialmente lesionato l’edificio.
La facciata, molto semplice, è caratterizzata da tre portali arcuati, inquadrati da due pilastri con capitelli in stile corinzio; sopra i portali sono posizionati tre finestroni. Al centro è il bel campanile, terminante con una balaustra e una cuspide.
L'interno è a croce latina a tre navate, decorate da settecenteschi affreschi e stucchi. All'interno il pregevole altare maggiore in marmo policromo, una tela di Pietro Novelli raffigurante il "Giudizio Universale" e le statue di "San Francesco d'Assisi" e del "Cristo Morto".
Collegio dei Canonici
L’edificio venne costruito intorno al 1742, ma dopo il 1866 assunse l’attuale funzione di sagrestia della Basilica di Sant’ Antonio Abate. È infatti addossato al lato meridionale della Chiesa Madre e vi si accede dalla navata sinistra della chiesa.
Al suo interno, illuminato da tre finestroni, si trova un’acquasantiera barocca con alla sommità una statuetta dell’Agnus Dei risalente al XIII secolo, settecenteschi arredi lignei in noce massello, numerosi ritratti di Canonici e Parroci. L’edificio è stato restaurato nel 1993.
Ex Monastero delle Benedettine e Chiesa di S. Antonio da Padova
Il Monastero venne fondato nel 1532 dal barone don Ferdinando Moncada, accanto alla preesistente chiesa di S. Antonio da Padova.
Il terremoto del 1693 arrecò gravi danni all’edificio, la cui ricostruzione terminò nel 1732.
Venne confiscato nel 1866 e acquisito dal Comune. Fino agli anni ’20 ospitò le scuole elementari e alcuni uffici pubblici, mentre nel 1925 vi si insediarono le Suore Francescane.
I lavori di ristrutturazione eseguiti tra il 1968 e il 1971 poco lasciarono sopravvivere del vecchio monastero, se non le mura esterne.
Il monastero, a due piani, ha una pianta rettangolare, con una torre campanaria a tre ordini. Nell’ala sinistra si aprono tre finestre con arco a pieno centro, chiuse da “gelosie”, che permettevano alle suore di guardare all’esterno senza essere viste. Al piano terra della facciata sono ancora integre le quattro finestre settecentesche, due su ciascun lato del portale.
La Chiesa di S. Antonio da Padova, fondata nel 1468, fu sempre tenuta in grande considerazione dai suoi fondatori, la famiglia Cruyllas, che qui furono sepolti.
L’edificio resistette al terremoto del 1693, ma fu devastato dai lavori di ristrutturazione del 1968-71.
La chiesa presenta una facciata in conci di arenaria, dove spicca un bel portale ogivale, sormontato da una finestra, ora murata. All’interno dovevano esserci almeno cinque altari e il soffitto era a cassettoni.
Del monastero e della chiesa molto è stato rimaneggiato, stravolto, demolito durante il restauro operato negli anni 1968-1971.
Chiesa del Carmine
Distrutta dal terremoto del 1693, fu riedificata poco dopo il 1708 nel sito dov’era già la chiesa di S. Sebastiano. Il vicino convento dei Padri Carmelitani, in seguito alle leggi eversive del 1866, venne espropriato e divenne la sede del Comune; successivamente (1885) venne abbattuto e al suo posto fu costruito il nuovo Palazzo del Comune.
La chiesa ha un prospetto molto semplice, con un’alta facciata terminante con la cella campanaria circondata da una balaustra. Al di sopra del portale è collocata una statua della Madonna del Carmine. Sei finestroni con arco ribassato, tre per lato, si aprono sulle pareti laterali.
L’interno, ad unica navata, custodisce un fonte battesimale del XVIII secolo, il settecentesco simulacro di San Sebastiano con un baldacchino barocco, una statua lignea della Madonna del Carmine risalente al 1756.
Ben poco si sa delle dimensioni e dell’aspetto del Convento, sostituito dal neoclassico Palazzo del Comune.
Cosa visitare Architetture civili
Palazzo Gravina-Cruyllas (ex Palazzo del Marchese)
Oggi sede del Municipio, il palazzo fu costruito fra il 1705 e il 1710 dalla famiglia Gravina-Cruyllas, sfruttando un’ala del Castello, semidistrutto dal terremoto del 1693.
Alla fine dell’ottocento furono sostituite le pericolanti balaustre con ringhiere in ferro e le finestre del piano terra furono trasformate in porte d’accesso.
Chiude il prospetto un cornicione a balaustra che poggia su mensole scolpite raffiguranti maschere antropomorfe grottesche l’una diversa dall’altra.
Sul lato nord del muro del castello è collocata una elegantissima lunetta a bassorilievo romanico-bizantina raffigurante la Vergine col Bambino e gli Angeli.
Il palazzo divenne sede Municipale nel 1919.
Castello di Chadra
Poco distante dalla cittadina, tra agrumeti e vigneti, sorgono i ruderi del castello di Chadra.
Già nel 1270 si documenta l'esistenza del casale "Chadra". Il castello venne edificato nel 1307 dalla famiglia De Lamia, a cui fu confiscato nel 1392 per passare poi alla famiglia Cruyllas insieme a tutto il feudo.
Danneggiato dal terremoto del 1552 prima e devastato dal sisma del 1693 dopo, non fu più ricostruito. Della struttura rimangono oggi parte delle mura, i fossati e ruderi delle torri.
Fontana Canali
La fontana, citata già nel 1569 come “Fontana Grande”, convogliava le acque di una sorgente posta sulla collina. Ristrutturata nel 1745, nel 1865 fu completata da un lavatoio e da un abbeveratoio.
Nel XX secolo fu occultata con cumuli di rifiuti e di immondizia, fino al 2006, quando fu ripulita e riportata al suo antico aspetto.
La fontana, realizzata in pietra arenaria, è addossata ad una parete di roccia; è delimitata superiormente da una decorazione arcuata e sul fronte si aprono tre bocche d’acqua. Sulla destra troviamo il lavatoio, lungo oltre 18 metri, con 46 “pile”.