La Storia
Fu denominata Spaccaforno (da Hyspicaefundus) fino agli anni Trenta del secolo scorso, quando assunse l’attuale nome di Ispica.
È una cittadina che conta circa 16.000 abitanti, al confine con la provincia di Siracusa. Fu denominata Spaccaforno (da Hyspicaefundus) fino agli anni Trenta del secolo scorso, quando assunse l’attuale nome di Ispica.
Nel suo territorio si succedettero le dominazioni sicula, greca, romana e bizantina, fino all’arrivo di normanni, angioini e aragonesi. Fece parte della Contea di Modica e dal 1537 fu possedimento degli Statella fino all’abolizione della feudalità, nel 1821.
L’11 gennaio 1693 il terremoto rase al suolo l’intera cittadina di Spaccaforno, che prima si estendeva per gran parte all’interno della Cava Ispica. La città venne quindi ricostruita nella zona pianeggiante al di fuori della cava; alcuni quartieri si svilupparono intorno alle chiese rimaste in piedi di S. Antonio e del Carmine.
Nel 1812 la città fu incorporata nel distretto di Modica e nella provincia di Siracusa, dalla quale passò nel 1927 alla nuova provincia di Ragusa.
Nel 1934 il Podestà della cittadina chiese ed ottenne dal governo il cambiamento del nome di Spaccaforno in Ispica.
L’economia ispicese è basata sull’agricoltura: colture intensive di primizie, pomodori e ortaggi e industrie per la trasformazione dei prodotti della terra. Dal 2011 la carota novella è diventata un prodotto IGP.
Le strade e i monumenti di Ispica sono stati set di numerose produzioni cinematografiche: da Divorzio all’italiana, a Kaos, fino al recente Commissario Montalbano.
Cosa visitare
Basilica di Santa Maria Maggiore
Fu costruita immediatamente dopo il terribile terremoto del 1693 per ospitare il simulacro del Santissimo Cristo alla Colonna, miracolosamente scampato alla distruzione della vecchia chiesetta presente nella Cava Ispica. La torre campanaria fu innalzata nei primi del settecento e vi fu collocata una grande campana ricavata dalla fusione degli oggetti d’oro donati dai fedeli. I lavori furono completati nel 1725, quando la chiesa fu aperta al culto. Nel 1727 un altro forte terremoto provocò il crollo e la distruzione di alcune parti dell’edificio; i lavori di ricostruzione, restauro e abbellimento durarono circa trent’anni, con l’aggiunta all’esterno di un suggestivo loggiato di forma semiellittica in stile rococò. La chiesa fu consacrata nel 1763.
L'interno è a croce latina a tre navate divise da pilastri, comprendente quattro cappelle. In una delle cappelle è custodita l'immagine del Cristo alla Colonna, risalente a tempi precedenti al terremoto del 1693, oggetto di grande devozione durante la settimana santa. La Chiesa conserva anche l'immagine della Santissima Assunta in Cielo, ritrovata intatta dopo il terribile terremoto.
Nella chiesa sono custodite una serie di pitture, affreschi e una bacheca dove sono presenti reliquie di martiri e santi.
Basilica della Santissima Annunziata
La chiesa venne costruita a partire dal 1704, grazie ai contributi di principi e dei signori del Fortilitium, in sostituzione dell'omonimo edificio nell'antica Spaccaforno distrutto dal terremoto del 1693. L’edifico subì ulteriori crolli nel 1727, in seguito a un altro terremoto, e nel 1869, quando cadde il prospetto a causa di pessimi lavori di restauro.
L'edificio è a croce latina con una maestosa cupola. Il campanile fu più volte edificato, in quanto la sua prima collocazione lo rendeva inadatto alla propagazione del suono. All’interno dell’edificio 13 grandi pannelli di stucco in stile rococò, in basso ed alto rilievo; un'"Adorazione dei Magi" e una tavola dell'"Annunciazione”, cinquecentesche, salvatesi dalle distruzioni del terremoto; il settecentesco Cristo con la Croce, anch'esso oggetto di particolarissima devozione durante la Settimana Santa.
Chiesa Madre di San Bartolomeo
Venne ricostruita dopo il terremoto, a partire dal 1750, e completata nel corso di un secolo e mezzo. La chiesa è introdotta da una doppia scalinata che la eleva rispetto alla piazza antistante. La facciata è un misto di elementi neoclassici e tardo-barocchi, l'interno è suddiviso in tre navate. Conserva all'interno il monumento funebre di Don Giovanni Statella Caruso e un pregevole e antico crocifisso ligneo tardo-bizantino del XV secolo, donato nel 1738 dalla marchesa Statella.
Chiesa Madonna del monte Carmelo
L’originario complesso della chiesa e dell'ex convento del Carmine risale al 1534. Ridotto in macerie nel 1693, venne riedificato nel '700. La chiesa ospita il simulacro della Beata Vergine Maria del monte Carmelo, patrona della città.
Palazzo Bruno di Belmonte
È il più bell’esempio di palazzo in stile Liberty della provincia di Ragusa. Fu commissionato dall'on.le Pietro Bruno di Belmonte all'architetto palermitano Ernesto Basile nel 1906.
A causa del primo conflitto mondiale, il palazzo non fu mai completato e quindi non divenne mai residenza del committente, morto nel 1921. Del progetto originario venne realizzata solo una parte dell’edificio e l’unica a viverci fu una dei figli del defunto.
Nel 1975 iniziò la vendita da parte degli eredi al Comune di Ispica, che si completò nel 1978 con l’acquisizione delle ultime quote. Oggi il palazzo è sede del Municipio.
In piazza Unità d'Italia possiamo vedere la torre dell'Orologio, di epoca fascista, e nel vicino corso Umberto l’ex Mercato, risalente allo stesso periodo.
Parco Archeologico della Forza
Il Parco archeologico della Forza è situato nella periferia di Ispica, allo sbocco della Cava Ispica. Il suo nome deriva da Fortilitium, poiché vi sorgeva la dimora fortificata dei feudatari della famiglia Statella. Ai piedi del castello si trovava l’antico abitato di Spaccaforno: entrambi vennero distrutti dal terremoto del 1693.
Del Palazzo Marchionale sono stati portati alla luce alcuni ambienti, con pavimentazioni acciottolate e piastrelle. Sui costoni rocciosi sono ricavati alcuni ambienti rupestri riconosciuti come scuderie, magazzini ed ambienti di servizio al palazzo.
Della primigenia chiesa della SS. Annunziata (distrutta dal terremoto e poi riedificata nella nuova cittadina) rimangono un’ampia aula rettangolare con abside e numerose sepolture.
L’approvvigionamento idrico era garantito dal Centoscale, uno spettacolare tunnel con 280 gradini che conduce fino al torrente nella vallata sottostante.
Numerose le chiese rupestri, come la chiesa di Santa Maria la Cava, con ricco ciclo di pitture parietali, le chiese di San Sebastiano, San Gaetano e Sant’Anna la Vecchia.
L’Antiquarium del parco ospita reperti tra la prima metà del bronzo e il 1693.
Le catacombe di San Marco, a 2 km dal centro abitato, costituiscono una testimonianza della presenza cristiana nel territorio in epoca tardo romana.
A circa 3 km dalla cittadina si estende la necropoli di Contrada Crocefia, che comprende circa 20 loculi funebri del periodo tardo-antico.
Il territorio di Ispica comprende 13 chilometri di costa, con bellissime spiagge di sabbia fine, dune e scogliere. Sul litorale di Ispica sbarcarono, il 10 luglio del 1943, le truppe alleate.
Spiaggia della Marza: il mare è limpidissimo e con fondali molto bassi per decine di metri da riva. Alle spalle delle bellissime scogliere calcaree bianche, formazioni dunali e file di acacie ed eucalipti.
Cirica: è un susseguirsi di alte e dorate falesie rocciose scavate da grotte, tra le quali si aprono graziose spiaggette. Il mare è particolarmente trasparente e cristallino.
Santa Maria del Focallo: la spiaggia è lunga quasi 8 chilometri, con un litorale ampio e sabbioso, orlato da una striscia di vegetazione spontanea protetta, composta principalmente da acacie e macchia mediterranea. Alcuni tratti della spiaggia sono molto interessanti per la presenza di dune. Il mare è azzurro e limpido. Nel 2011 la spiaggia è stata insignita della Bandiera Blu.
Porto Ulisse: questo suggestivo tratto di costa è caratterizzato da un’insenatura sabbiosa che offre un superbo panorama sui suggestivi faraglioni. Il mare è limpido e cristallino, con acque calme. Citata da Cicerone, la baia di Porto Ulisse è il luogo leggendario in cui approdò l’eroe omerico durante il suo errare per il Mar Mediterraneo. Diversi i reperti archeologici trovati, tra cui frammenti insabbiati di una nave bizantina del VI secolo, rinvenuta nel 1960, e il recente rinvenimento del relitto di un’altra nave bizantina con il suo prezioso carico di anfore e vasellame.
Isola dei Porri: a pochi chilometri dalla costa troviamo l’Isola dei Porri, un piccolo isolotto formato da pochi scogli che deve il suo nome all’unica forma vegetale esistente sull’isola (il porro Allium Ampeloprasum). L’area circostante è una riserva marina protetta, meta ambita per chi pratica turismo subacqueo.
Pantani Bruno e Longarini
I pantani Bruno e Longarini si estendono per circa 200 ettari e si trovano nell'estremità meridionale del territorio di Ispica. Sono dei laghi di acqua salmastra, separati dal mare soltanto da dune di sabbia. Rappresentano le uniche superfici lacustri naturali della provincia di Ragusa.
Sono habitat per la macchia mediterranea e ospitano la sosta degli uccelli in migrazione, quali gallinelle d'acqua, germani reali, fenicotteri, aironi cinerini, cicogne ed altri volatili.